Il Togo può sognare: è tornato Adebayor
Il 33enne capitano degli Sparvieri, disoccupato e da quattro mesi lontano dai campi, è stato uno dei protagonisti del pareggio per 0-0 della sua Nazionale contro la Costa d’Avorio campione in carica. Dopo tante disavventure, a Lomè possono pensare in grande
I numeri nel calcio contano ma non sono tutto. Cominciamo però dalle crude statistiche della partita di Emmanuel Adebayor nel match di apertura del suo Togo in Coppa d’Africa contro la Costa d’Avorio campione in carica allo stadio Oyem: 90’ in campo, 8.9 km corsi, 20 scatti, 11 passaggi riusciti su 19 (57%), 4 falli commessi e 3 subiti, 2 tiri in porta e 10 azioni d’attacco. Vi sembrano questi i numeri di un giocatore di 33 anni, che per sei mesi si è allenato da solo, sui campi di Lomè lontano dai riflettori del grande calcio europeo a cui è sempre stato abituato (Monaco, Arsenal, Manchester City, Real Madrid e Tottenham nel curriculum)? Uno che, per restare in forma, non ha disdegnato neanche il ballo…
Lingua lunga – Se il Togo ha fermato sullo 0-0 Kessiè, Kalou e compagni lo deve soprattutto alla partita di grande generosità del suo numero 4. Una maglia insolita per un attaccante da 30 gol in 64 presenze con la Nazionale, con cui ha esordito nel 2000, ad appena 16 anni. Sui social in tanti si sono stupiti a vederlo in campo: “Ma gioca ancora?”, si è chiesta la rete. Adebayor ha lottato su ogni pallone, forse anche per cercare di convincere qualche squadra (si era parlato di un interessamento dell’Al Wasl, squadra di Dubai allenata anche da Maradona nel 2011-12) a metterlo sotto contratto dopo la fine dell’esperienza con il Crystal Palace, ultima maglia e per molti, tappa finale della carriera. Dove non è arrivato con testa e piedi, Sheyi, come viene chiamato in Patria, si è aiutato con la lingua sempre velenosa: negli Stati Uniti lo chiamano trash talking. E ha funzionato.
Polemiche e mitra – Adebayor rappresenta per questa Coppa d’Africa il trait d’union tra la nuova generazione e quella dei vecchi leoni come Drogba, Eto’o e Kanouté, che hanno lasciato spazio ai propri eredi. L’ex centravanti dell’Arsenal ha sempre avuto un rapporto di odio-amore con gli Sparvieri e soprattutto con il torneo continentale, in cui ha esordito nell’ormai lontano 2006, non prima di aver rischiato di venire alle mani con l’allora ct Stephane Keshi, che lo aveva escluso nella gara inaugurale persa 2-0 contro il Congo. Con tre sconfitte in altrettante gare, il Togo fu subito eliminato e il tecnico silurato, anche grazie alla decisiva spinta di Adebayor. Dopo aver saltato l’edizione del 2008, anno in cui è stato nominato miglior giocatore africano, due anni più tardi è stato testimone dell’assalto a colpi di mitra del bus della squadra a Cabinda. I due morti e lo choc provocato spinsero il Togo a non partecipare alla competizione, con la conseguente squalifica della CAN e l’addio (non senza polemiche) alla Nazionale di Sheyi.
Il sogno di una Nazione – Dà il meglio nel 2013, quando torna con gli Sparvieri dopo due anni di stop e aiuta la squadra a qualificarsi per la Coppa d’Africa del 2013. E’ in Sudafrica che Adebayor segna il suo primo (e unico) gol nella competizione, in un 2-0 contro l’Algeria. Ma l’avventura del Togo si ferma ai Quarti, eliminato dal Burkina Faso. Un nuovo ritiro e l’ennesimo clamoroso ritorno fanno capolino negli ultimi mesi, con il Togo che stacca l’ultimo pass utile per il Gabon grazie alla differenza reti e al contributo del suo gioiello più prezioso. Prima della partita di Oyem, Adebayor non giocava dal 4 settembre 2016 (5-0 a Gibuti): quattro mesi più tardi, ha dimostrato di essere ancora un calciatore, nonostante i caffè corretti e le sigarette di Lione. Il Togo di Claude Le Roy, alla nona fase finale di Coppa d’Africa della carriera, ha ritrovato un leader e un capitano: sognare in grande adesso non costa nulla.
Fonte: Sky