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Corini non ci sta: “Non mi dimetto, ma Palermo è diventata Hiroshima”


Esonerato, anzi no. O forse sì. Sassuolo-Palermo è l’ennesima partita della vita per Eugenio Corini, che ha vissuto una settimana in bilico e che alla fine è rimasto sulla panchina rosanero. Permanenza legata al risultato di domenica, ma l’allenatore non ci sta: “Ho pensato al rischio esonero, ci sono critiche soggettive e oggettive, ma non accetto critiche strumentali autolesioniste. Oggettivamente non mi aspettavo di essere messo in discussione perché ci sono stati miglioramenti. Poi non so perché non sia stato esonerato ma ci ho pensato anch’io a fare delle scelte. Quando scegli questo mestiere sai di poter andare via anche dopo una partita. Ho sempre pensato che senza un principio è complicato ripartire. Per quanto accaduto forse era giusto andare a casa. Poi ho pensato a chi lavora qui e a chi ama il Palermo. Mi è arrivato il pieno sostegno della città e ho preferito continuare”. Non sono arrivate le dimissioni e non è arrivato neanche Roberto De Zerbi, che Zamparini aveva richiamato proprio al posto dell’attuale allenatore. Sulla gestione del patron rosanero, però, Corini perde il suo proverbiale aplomb: “Voglio parlare da tifoso, da persona che ama il Palermo. Se non si esce dal limbo diventa complicato giudicare un progetto, anche con Guardiola o Mourinho. Non voglio essere strumentalizzato. Sono sempre me stesso quando parlo, ma non capisco l’utilità di creare un disagio. Ho preso una squadra col morale sotto i tacchi, dopo Firenze era complicato fare anche solo un passaggio da quattro metri. Non si può dire che in ogni partita si rischia di andare a casa. La dialettica interna è fondamentale. Senza uscire da questo limbo non conta niente”. Critiche dure a Zamparini, reo secondo Corini di non essere in grado di dare una situazione di stabilità all’ambiente: “I giocatori mi seguono e la gente apprezza lo sforzo. È vero, faremo di tutto per fare risultato perché lo meritano i tifosi e i ragazzi. Ma se non è apprezzabile vederne ventimila allo stadio dopo sette sconfitte di fila, allora cosa lo è? Io resterei qui vent’anni, anche mettendomi in discussione, ma con una dialettica stabile. Io rimango qua, ma ogni partita a Palermo è una bomba atomica. Mica ci possiamo chiedere cosa succede ogni tre minuti, qui è sempre Hiroshima. Sono stati fatti sei punti in dodici partite e da quando sono venuto ci sono stati punti e miglioramenti significativi. Se non si capisce da dove siamo partiti tutto diventa difficile”. Dal mercato, inoltre, non sono arrivati grossi aiuti. L’unico acquisto al momento risponde al nome di Stefan Silva, giocatore che per ruolo e per esperienza forse non rappresentava la priorità di Corini: “Ha qualità, ma ha anche caratteristiche che avevamo già in rosa. La nostra esigenza era sostituire Rajkovic, poi a centrocampo Bouy è andato via e Hiljemark è sul mercato. Queste erano le esigenze. Col presidente ho parlato ieri sera dello sviluppo del mercato, poi c’è uno scambio continuo con Simic. C’erano delle esigenze dopo la partita col Pescara e non sono state soddisfatte. Se arriva qualcuno, deve arrivare uno che migliori la situazione. Rajkovic e Hiljemark sarebbero due titolari, qui serve gente che aumenti il tasso qualitativo e di esperienza. Con la società si parla, ma non faccio io le trattative”. C’è stato dunque un colloquio con Zamparini, sebbene l’idea del patron sia sempre meno vicina ad una conferma di Corini: “Col presidente ieri i toni erano sereni, ma capita anche di non avere le stesse vedute. Non puoi smettere di credere in un obiettivo con così tante partite. Solo la matematica può condannarci. Guardate quante partite sono finite 4-3 partendo dal 3-1 come accaduto a noi a Genova. Se non ci credi, quella partita finisce 6-1, non possiamo arrenderci”. Per farlo, bisognerà trovare nuovamente i gol di Nestorovski, a secco da cinque partite: “Nestorovski è importante, si allena veramente forte. Ha un calo psicofisico, ora bisogna crescere. Sicuramente è anche stanco, adesso sta crescendo e conto molto su di lui”. Almeno Corini può godersi un Quaison in grande spolvero, anche se le voci di mercato iniziano ad aprire una scappatoia anche per lo svedese: “Quaison è un titolare – conclude Corini -. Mi aspetto che continui a dare il proprio contributo qui”. http://gianlucadimarzio.com/it/corini-adesso-non-ci-sta-non-mi-dimetto-ma-palermo-e-diventata-hiroshima

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