Panettone, addobbi e Inter-Lazio. Per il terzo Natale di fila il calendario della Serie A ci regala la stessa sfida: il pacchetto è sempre uguale, d’accordo, ma il contenuto cambia ogni volta, come dimostra la gamma di emozioni con cui le due squadre hanno lasciato il prato di San Siro prima delle vacanze natalizie nelle ultime stagioni. Fu 2-2 il 22 dicembre 2014 (doppietta di Felipe Anderson rimontata nella mezz’ora finale da Kovacic e Palacio), 1-2 laziale allo scadere il 20 dicembre di un anno fa: 367 giorni dopo (eh sì, il 2016 era bisestile) sono cambiate molte cose.
Doppietta indigesta – A cominciare dal protagonista di quella sfida, quell’Antonio Candreva che la decise in maglia biancoceleste (ma senza fascia di capitano, “sgarbo” di Pioli che porterà alla rottura tra i due) con una doppietta: bellissimo, potremmo dire “alla Candreva”, il primo, con un gran destro da fuori area, imbeccato direttamente da calcio d’angolo e con il grande merito di riuscire a tenere basso quel pallone; su respinta di Handanovic, dopo un rigore paratogli dal portiere interista, il secondo. Segnato a 3’ dalla fine, dopo il pari di Icardi (innescato da una palla persa proprio da Candreva), fu come un sentenza per l’Inter che già pensava di mettersi a tavola per il cenone della vigilia con un pareggio in tasca, accusa che Mancini fece alla squadra senza giri di parole.
Al bivio – Era un’Inter che comandava la classifica, complice la partenza in retromarcia con cui la Juventus aveva voluto insaporire il campionato: dopo 17 giornate i punti messi da parte dai nerazzurri erano uno specchio bugiardo e lo stesso Mancini ne era consapevole, ma per trovare il bel gioco – si dice – c’è sempre tempo (anche Pioli l’ha appena ribadito), e allora ci si accontentava di portare a casa più di quanto si meritasse sotto forma di 1-0 in serie. Così quell’Inter-Lazio diventò una delle partite cruciali del cammino interista, una di quelle che solo rivedendole a posteriori ci si rende conto del bivio che celavano, e della strada sbagliata che all’epoca venne imboccata. Dopo Natale, l’Inter stiracchiò l’ennesimo 1-0 a Empoli nel giorno della Befana e poi crollò nuovamente a San Siro con il Sassuolo, cedendo la vetta della classifica e non ritrovandola più.
Il nuovo Candreva – In fascia e ancora senza fascia (a Icardi non l’ha tolta nemmeno la Curva) Candreva si ritrova a rigiocare la stessa partita, ma questa volta con la maglia nerazzurra addosso. Reduce dal gol decisivo al Sassuolo (stavolta battuto per evitare altri brutti scherzi) ma senza rinunciare all’indole da crossatore seriale (finora ne ha sformati qualcosa come 129, nessuno come lui in A), Candreva è il grande ex della gara insieme a colui che lo manderà in campo, l’allenatore amico-nemico Stefano Pioli, una delle cause del suo mal di pancia biancoceleste e ora ritrovato in nerazzurro.
Cross decisivi – Un anno fa Pioli affrontò Mancini, stavolta se la vedrà con il suo successore alla corte di Lotito, il sorprendente Simone Inzaghi, e chissà con quali armi tattiche fronteggerà il suo collaudato 4-3-3, dato che ultimamente ci ha dato dentro con gli esperimenti. 4-2-3-1 con Candreva nel terzetto dietro alla punta contro il Sassuolo, 3-4-3 con sfumature “blue contiane” contro il Genoa e Candreva a tutta fascia. Proprio sulle fasce ne dovremmo vedere delle belle: la Lazio è la squadra che in trasferta le usa meglio (con 5 gol scaturiti da cross dagli esterni), mentre in Europa nessuno crossa quanto l’Inter, anche se la mira va un po’ rivista dato che solo 78 dei 424 palloni scodellati dai nerazzurri hanno raggiunto un compagno. Altrettanto imprevedibile è Inter-Lazio (due vittorie a testa e un pareggio negli ultimi 5 incroci a San Siro): a differenza della busta della nonna, quando la trovi sotto l’albero non sai mai cosa ti riserva.
Fonte: SkySport