GENOVA – Trentanove di febbre. Giampaolo non riesce a parlare. Mal di gola, testa che gira. Non rinuncia all’allenamento del mattino, come la sera prima era rimasto al campo sino alle 20 per studiare la Lazio, che scenderà in campo domani sera a Marassi, ma al rientro negli spogliatoi scappa via. Niente conferenza stampa, di corsa a letto, antibiotici e cure massicce, per poter essere in panchina contro la squadra di Inzaghi. Sul palcoscenico pertanto si presenta Francesco Conti, il fedelissimo vice del tecnico blucerchiato, un allenatore che ha una particolarità che molto piace al pubblico doriano: era presente anche nel 2010, faceva parte dello staff di Delneri, in quella Sampdoria che con un girone di ritorno entusiasmante riuscì a conquistare l’accesso alla Champions League.
Di quella squadra leader era Cassano, oggi mestamente ai margini e costretto ad allenarsi con la Primavera, in orari diversi dalla prima squadra. Ieri si è presentato al campo alle 14, quando i compagni se n’erano già andati. Sapeva di essere tornato mediaticamente protagonista, per via di una foto che lo ritrae assieme a Juric, l’allenatore del Genoa, in un ristorante genovese, immagine che ha subito scatenato molteplici illazioni, con la possibilità di un suo clamoroso passaggio in rossoblù. Cassano sapeva e quindi non si è fatto sorprendere. All’uscita dalla macchina ha ignorato completamente i giornalisti, che gli chiedevano un parere sulla vicenda. C’è stata la domanda, ma la sua risposta è stata un completo silenzio e uno sguardo piuttosto risentito. A dimostrazione di come quella foto scattata e divulgata da un tifoso gli abbia dato parecchio fastidio. Problemi che non ha Francesco Conti, chiamato a parlare della sfida con la Lazio in sostituzione di Giampaolo. Attorno a questo incontro c’è molta attesa da parte del pubblico doriano, per cui l’approccio è scontato.
Mister Conti, in caso di vittoria la Sampdoria può puntare all’Europa League?
“Noi non dobbiamo cadere nella trappola delle eccessive aspettative. Capisco i sogni della gente, apprezzo molto l’alchimia che si è creata fra i tifosi e la squadra. I sostenitori danno una spinta enorme, i giocatori in campo offrono tutto e in queste condizioni ogni traguardo è possibile. Noi però non possiamo dimenticarci da dove siamo partiti: la Sampdoria è una squadra che nella passata stagione ha totalizzato 41 punti, che si è salvata a fatica. Stiamo costruendo un qualcosa d’importante, ma esagerare nei desideri è sbagliato, controproducente e pericoloso”.
Proprio la gara contro la Lazio fa venire in mente un’analogia: sette mesi fa era una gara da vita o morte, se i blucerchiati avessero perso invece di vincere, sarebbero finiti in serie B. Ora invece i tre punti farebbero lievitare le ambizioni.
“Diciamo che questa battaglia è una sorta di laurea, dopo che la vittoria contro il Torino ha rappresentato un esame di maturità. Noi affrontiamo una squadra molto forte, ferita dalla sconfitta nel derby, insidiosa in tutte le parti del campo. Dobbiamo essere bravi a non snaturarci, a giocare con le nostre caratteristiche. Un calcio aggressivo e propositivo, Con personalità e senza paura”.
Più forte questa Samp o quella di Delneri?
“Non mi piacciono i raffronti con il passato, sette anni sono tanti, non ha senso accostare le due realtà. Il paragone va fatto con la passata stagione e credo che questa sia una squadra con una maggiore identità, con un’impronta precisa, data da un tecnico bravissimo come Giampaolo”.
Che cambia pochissimo la formazione titolare. Si rivedranno gli stessi che hanno battuto il Torino?
“In linea di massima sì. C’è un solo dubbio, chi fra Linetty e Praet. Entrambi stanno bene, il polacco potrebbe essere favorito”.
Cosa teme di più di questa Lazio?
“La capacità di fare risultato in trasferta. Lontano dall’Olimpico hanno perso solo con il Milan il 20 settembre, le altre battute d’arresto sono arrivate in casa, con Juventus e Roma. Si sono fermati con le prime tre della classifica, ma a tutte le altre non hanno dato scampo. Individualmente hanno grandi giocatori, tutti pericolosi. Noi non dovremo concedere spazi, guai a farli ragionare”.
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Fonte: Repubblica