“Oggi si respira un’atmosfera così: grigia”. Che non vuol dire cupa, triste o pesante. L’esatto contrario. ‘Grigia’, sinonimo di Alessandria, che fa rima con vincente. Dalla Serie A alla Lega Pro: la squadra di Braglia è l’unica imbattuta in Italia. E di campionato si parla. Vero? “Credo sia così. Io non mi soffermo sui record però mi giunge questa voce. Ad ogni modo, shhh… non diciamolo dai”. Scaramanzia portami via. Il direttore sportivo dei ‘grigi’ Magalini ci spiega meglio il senso del colore… ehm, umore. “In città si percepisce un grandissimo entusiasmo. Si sente, tra mille complimenti, anche per strada. Ma si vede pure, perché la curva è sempre piena quando giochiamo in casa”. Sedici partite di campionato e 42 punti in classifica, più sei sulla seconda, la Cremonese. Addirittura più tredici sull’Arezzo terzo nel girone A di Lega Pro. Un abisso. Solco ai limiti dell’incolmabile. Ma com’è possibile? Nessun segreto, solo tanta convinzione. “E’ stata la prima cosa che ho detto ai ragazzi in estate ‘fare bene non basta più, quest’anno dobbiamo fare tanto, tutto’ perché non potevamo più nasconderci. Ho cercato di mischiare mentalità vincente e adrenalina positiva”. Ergo. “La convinzione di essere forti. Noi siamo consapevoli di certi valori, di quanto siamo forti. Non è presunzione ma solo autorevolezza”. Magalini prosegue – sempre in esclusiva – e analizza al meglio le sue parole. “La consapevolezza è di tutta la rosa, di chi gioca, di chi entra a partita in corso e di chi magari resta in panchina. La fame è di tutti”. Fame di? “Non si dice. Lo pensiamo tutti ma non vogliamo dirlo”. Lo ribadiamo noi: Serie B, una categoria che manca da 42 anni.
I punti di forza – Chi sta dietro a questa favola è senza dubbio imprescindibile: Luca Di Masi, 40 anni, figlio di una famiglia torinese proprietaria di un negozio d’abbigliamento, nella centralissima piazza San Carlo. Nel cuore di Luca c’è il Torino ma la scintilla d’amore è scoccata con i ‘Grigi’ di Alessandria, già a vent’anni quando frequentava la curva del Moccagatta. Nel febbraio del 2013 si è preso il club, salvandolo da un nuovo possibile fallimento. Ma chi sta davanti è altrettanto importante: Pablo Andrés González. Un attaccante che ti fa la differenza una partita sì e l’altra anche, uno che con la Lega Pro non c’entra assolutamente nulla. Un marziano.
La trattativa per Gonzalez – Come andò? Il ds Magalini racconta la conversazione avuta con il suo presidente, in estate. ‘Presidente, avrei un’idea malsana’. ‘Sentiamo’. ‘So che ci potrebbe essere l’occasione per discutere di una situazione, di Gonzalez, quello del Novara…’. ‘Francamente non pensavo ci si potesse nemmeno avvicinare: se mi dice che si può, proviamoci, parta, faccia lei’. E Magalini ha fatto. “La trattativa è descrivibile con un solo aggettivo: complicata. Pablo si trovava in Argentina in quel momento, così ho passato più di una notte insonne, al telefono con l’altra parte del mondo. Poi quanta concorrenza, elevata: lo volevano Parma, Bari e Cremonese. Sinceramente non vedevo l’Alessandria favorita in questa corsa”. E invece. “Fortunatamente Pablo ha scelto noi. Perché? Credo sia stata decisiva l’educazione che ci abbiamo messo, il come abbiamo impostato i nostri discorsi. Al primo posto non ci sono mai stati i soldi ma il progetto, il lavoro”. E quando fu, lo spogliatoio è impazzito di gioia. “Quando i compagni hanno saputo che sarebbe arrivato Gonzalez quasi quasi stappavano una bottiglia di champagne. Un po’ come l’arrivo del Pipita alla Juve? Ecco si, la vedo così, in quella forma”.
Fattore Bocalon – Il risultato attuale è devastante: 16 partite e 13 gol. “E’ un leader sotto tutti i punti di vista. Umanamente eccezionale: arriva due ore prima all’allenamento e se ne va via per ultimo. Il nostro allenatore ripete sempre ‘ma quanto corre questo qui?!’ perché davvero sembra indemoniato. Ma Gonzalez è la ciliegina di un fantastico mosaico”. ‘La squadra più forte che abbia mai allenato’ cit. Braglia. Che comprende anche giocatori del calibro di Felice Piccolo e Riccardo Bocalon. A proposito di Bocalon: l’incarnazione della voglia di segnare, buttarla dentro e gioire, quasi spasmodica e malata. Il suo allenatore Braglia ha riassunto il tutto con una battuta: “Quando non segna? Povera la moglie che lo aspetta a casa”. Fame di vittoria, fame di? Ah, non si può dire. Ma nella grigia Alessandria un po’ tutto lo pensano.
Fonte: SkySport