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Giovane e italiano: questo Milan è da Champions

Giovane e italiano: questo Milan è da ChampionsLa festa del Milan a Empoli (lapresse) EMPOLI – In attesa di Roma-Pescara e della cessione del club sempre più pasticciata e delle esternazioni di Berlusconi sempre più quotidiane e del mercato di gennaio sempre più votato all’ulteriore italianizzazione della squadra (potrebbe presto accentuarla il verosimile sorpasso di Lapadula su Bacca assente e forse destinato ad andarsene), il Milan di Montella è diventato un serissimo candidato al secondo posto, cioè alla qualificazione diretta alla Champions League. Più di un terzo del campionato è già passato e la posizione in classifica, a questo punto, non è mai fortuita.

 Ovviamente ci sono circostanze che l’hanno favorita e andrà verificata nel girone di ritorno, dove non è pensabile che tutte le rivali continuino a inciampare e a togliersi punti l’un l’altra. Però ci sono anche dati oggettivi, che lasciano pensare come una squadra così giovane – la media d’eta di anni 23,6 esibita a Empoli è la più bassa dall’85, cioè di tutta l’era Berlusconi – non sia un fuoco di paglia. Il primo dato è appunto l’anagrafe: tanti giovani già pronti per fare i titolari in serie A, alcuni anche in Nazionale, possono anche migliorare con l’esperienza. Il secondo dato è l’identità tattica, che Montella ha dato alla squadra fin dal ritiro e che ha consolidato via via: il fatto che il 4-3-3 rimanga più o meno tale anche quando cambiano gli interpreti – e stavolta in partenza ce n’erano quattro rispetto alla cosiddetta formazione tipo – è indice di resistenza a qualunque tentazione e anche alle pressioni di un presidente ingombrante come Berlusconi, i cui consigli tattici vengono dispensati puntualmente a tutti gli allenatori. Montella non ha paura di apparire pragmatico, né di ordinare ai suoi di difendersi, prima di andare all’arrembaggio: l’Empoli ha rischiato più di una volta di segnare il 2-1, lui non si è scomposto e ha aggiustato ciò che non funzionava.   

 La personalità forte dell’allenatore e il suo equilibrio nel fare crescere i giovani, perdonando loro qualche errore fisiologico, rappresentano quel cardine che al Milan mancava dai tempi di Ancelotti. Il resto Montella l’ha trovato grazie a un campione potenziale che forse non immaginava di avere: Suso è un genietto, il derby gli ha garantito una dimensione nuova anche agli occhi della critica, forse perfino a quelli del ct spagnolo Lopetegui. Quanto a Lapadula, a stupire per ora è la sua voglia di scavalcare gli ostacoli: non è comune ed è preziosa per chi di mestiere fa il centravanti.
 L’unico dubbio è che il recinto del campionato italiano sia un luogo dove è più facile addomesticare gli avversari. Fuori è tutto più difficile e il ritorno in Europa, che sembra ormai un traguardo impossibile da mancare dopo tre anni di esilio, potrebbe ridimensionare qualche valutazione. Ma sarà in ogni caso una scoperta piacevole, la riscoperta delle coppe.

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Fonte: Repubblica

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