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Napoli, poche idee e tanti inutilizzati: i perché di una crisi

Napoli, poche idee e tanti inutilizzati: i perché di una crisiLa rassegnazione di Albiol dopo il pari con la Dinamo Kiev (agf) NAPOLI – I numeri certificano le grandi difficoltà del Napoli: sesto in classifica in campionato e costretto a giocarsi tutto in 90′ in Champions League, nella trasferta del 6 dicembre a Lisbona in casa del Benfica. Ha fatto danni lo 0-0 al San Paolo con la Dinamo di Kiev, anche se Maurizio Sarri ha ridimensionato la gravità dell’ennesimo passo falso della sua squadra. “Vincere o pareggiare era la stessa cosa, in fondo. Sarebbe stata comunque decisiva l’ultima sfida del girone, in Portogallo…”. Ma la serenità ostentata all’allenatore stride con l’affanno e l’impotenza mostrate in campo dai giocatori, protagonisti mercoledì sera della prova peggiore della loro stagione: per qualità e quantità. Gli azzurri hanno infatti creato poco e corso meno del solito, denunciando una condizione atletica insufficiente per competere ad alti livelli. Il black-out è stato generale e ha fatto perdere la pazienza pure ai tifosi, che hanno fischiato tutti al termine della partita. Si è invece defilato ancora una volta Aurelio De Laurentiis, dando l’impressione di voler prendere le distanze dal momento di crisi. Il presidente guarda più lontano e sta stringendo i tempi per l’acquisto del promettente attaccante brasiliano Leandrinho (18 anni), già avvistato in città e pronto a firmare un contratto fino al 2021.

LE PAGELLE DI NAPOLI-DINAMO KIEV

    Il presidente va avanti per la sua strada, intrapresa in estate con gli acquisti di tanti giovani di prospettiva: Rog, Diawara, Zielinski e Milik, tutti sotto i 23 anni e destinati dunque a una lunga carriera con la maglia del Napoli, il cui futuro ad alti livelli promette di essere di questo passo assicurato. Ma è una consolazione che non può bastare a Sarri, costretto invece a convivere con le difficoltà del presente. Il meccanismo azzurro, che aveva funzionato come un orologio nella passata stagione e nei primi due mesi di quella in corso, si è infatti inceppato di colpo e avrebbe bisogno di qualche ritocco: con qualche rinforzo pronto all’uso e utile nell’immediato all’allenatore. De Laurentiis non considera però il ritorno sul mercato la panacea di tutti i mali della squadra, visto che nell’organico attuale ci sono ancora alcune risorse che non sono state sfruttate neppure parzialmente, nonostante i 138 milioni investiti dalla società dopo la cessione di Higuain alla Juve.

   Sarri finora non ha mai utilizzato Rog e Tonelli e ha dato poco spazio a Giaccherini e Maksimovic, al di là della sfortuna per il ko di Milik. Ma ha deluso soprattutto il suo presidente dimostrando poca elasticità, con il dogma tattico del 4-3-3 che non sta certo aiutando il Napoli a superare l’emergenza. De Laurentiis aveva immaginato in estate una squadra più duttile, capace di cambiare pelle a seconda delle circostanze e degli avversari di turno. Si può dunque ipotizzare il motivo della sua lontananza dagli azzurri, che oltre ai tifosi hanno smesso di divertire pure il loro datore di lavoro. Su un punto, però, società e allenatore dovranno giocoforza mettere da parte le loro divergenze: almeno fino al termine della stagione. A gennaio si impone infatti l’acquisto di un attaccante, per evitare che la situazione precipiti. Pavoletti resta il nome più caldo, Zaza l’alternativa. Il futuro può attendere, i fischi del San Paolo impongono di pensare prima al presente. calcio

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Fonte: Repubblica

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