Per trovare un’Inter così “decadente” dovremmo rispolverare la stagione 1921-22, la Rivoluzione d’Ottobre e la Guerra civile russa, o l’Ambrosiana (1930-31) e il Ventennio, quando c’era ancora “Lui” e i treni arrivavano sempre in orario. O magari ripartire semplicemente da domenica pomeriggio a Bergamo, con Frank De Boer che sembrava avesse raggiunto il capolinea e perché, anche 5 anni fa alla nona giornata, i nerazzurri giocarono in casa dell’Atalanta e, seppur pareggiando, erano riusciti nell’impresa di racimolare tre punti in meno di oggi in classifica: 8 (con una partita da recuperare, certo), a -2 dalla terz’ultima. Chi c’era alla guida? Tra gli altri, anche uno che conoscono bene da queste parti…
2011-2012: Gasp, Sor Claudio e “Stramou”. Ranieri a Bergamo aveva già preso il posto di Gian Piero Gasperini, “silurato” da Massimo Moratti dopo il 3-1 di Novara. Ma anche per l’amaro derby estivo di Supercoppa italiana; il ko al debutto di Palermo; e la debacle interna alla “prima” in Champions con i turchi del Trabzonspor. Un cammino paragonabile a quello di De Boer, con la differenza che il mister romano riuscirà “addirittura” a vincere il suo gruppo in Champions (poi fuori agli ottavi con l’Olympique Marsiglia), mentre l’olandese – o chi per lui – dovrà compiere un mezzo miracolo per superare la fase a gironi di Europa League.
“Sistemato” anche Ranieri, ci penserà il giovane Andrea Stramaccioni a “traghettare” Zanetti, Milito e compagni fino alla sesta piazza, contribuendo a spegnere i sogni di scudetto del Milan (4-2 ai rossoneri alla penultima). E meritandosi – anche per questo, forse – la riconferma.
2012-2013: dal Triplete al 9° posto. Un’altra di quelle Inter andate a male, ma seguendo il percorso inverso. Alla nona Strama è terzo, due giornate più tardi sarà il primo a espugnare lo Stadium e fermare la Juve, imbattuta da 49 gare di fila, volando a un solo punto dalla stessa Juventus capolista al culmine di una cavalcata di 10 vittorie consecutive, 7 in campionato e 3 in Europa League. Sennonché l’Inter riparte per Bergamo… e perde: 3-2. Lentamente il giocattolino si rompe (insieme a tanti giocatori, sarà una ecatombe di infortuni), scivolando verso un girone di ritorno infernale, da media retrocessione, con un finale impietoso: i campioni d’Europa, “quelli del Triplete”, fuori dalle coppe, come non accadeva da 14 anni. Dai tempi di Roberto Baggio e Ronaldo…
1998-99: Moratti show. Per una volta l’Atalanta non c’entrò nulla, era in serie B. Ma fu una di quelle annate veramente da “pazza Inter”: Gigi Simoni esonerato da Moratti dopo un successo (con la Salernitana) e appena qualche giorno prima aveva schiantato il Real Madrid (capito Frank?). Quindi il valzer degli allenatori: da Lucescu a Castellini, a Roy Hodgson, che non andò oltre l’ottavo posto (per giunta sconfitto nel doppio spareggio con il Bologna per l’ultimissimo pass in Uefa). L’ex ct della Nazionale inglese esordì all’Olimpico il 2 maggio nel folle 5-4 alla Roma. “Se avessimo perso quella partita saremmo finiti in serie B” dirà Baggio.
1993-94: dal (serio) pericolo “B” alla gioia europea. Da psicodramma. Eppure l’avvio era stato promettente, in proporzione – o quasi – ai miliardi spesi in estate da Ernesto Pellegrini per Dennis Bergkamp e Wim Jonk, olandesi come De Boer… Sempre alla nona giornata, la squadra di Osvaldo Bagnoli – che l’anno prima aveva sfiorato la remuntada sul Milan dopo il “flop” della staffetta Orrico-Suarez – insegue a due punti i rossoneri di Capello e il Parma di Nevio Scala. Ma c’è un problema: Bergkamp è tanto un trascinatore in Europa quanto un fantasma in campionato. L’intesa con Ruben Sosa non decolla. E Nicola Berti si fa male. Si arriva così ai fischi di San Siro per l’harakiri con l’Atalanta (rieccola) che preannuncia il cambio del tecnico: fuori Bagnoli, dentro Giampiero Marini, ex idolo della tifoseria promosso dalla Primavera.
Finirà sì con la conquista della Coppa Uefa ai danni del Salisburgo, ma quell’Inter sarà ricordata soprattutto per la salvezza strappata alla penultima giornata, chiudendo in 13esima posizione (in un torneo a 18 squadre!), come mai era accaduto nella sua storia. E in più con l’aggravante del Milan di nuovo campione d’Italia e d’Europa. Ma con una consolazione, per dirla alla Fontolan: “La Juventus arrivò seconda e non vinse nulla…”.
Fonte: SkySport