Eppure De Boer ha guidato stamattina il blando allenamento post Atalanta, in attesa di notizie come tutti, mentre i dirigenti italiani Piero Ausilio e Giovanni Gardini, gli unici dirigenti italiani del club nell’area tecnica a dire il vero, si sono recati alla Pinetina, mantenendo il contatto telefonico con Nanchino, sede del gruppo Suning, e con Jakarta, dove vive Erick Thohir. Sullo sfondo si agita Kia Joorabchian, il manager cui Thohir si è affidato negli ultimi mesi per le principali operazioni di mercato: è all’asse Thohir-Joorabchian che i tifosi dell’Inter devono la colossale fesseria dell’ingaggio di Frank De Boer, a digiuno di esperienze italiane e anzi a digiuno di qualsiasi esperienza in panchina fuori dall’Olanda, a dieci giorni dall’inizio del campionato; è allo stesso asse che si deve l’assurdo temporeggiamento sull’esonero addirittura l’8 agosto di Roberto Mancini, che in realtà aveva concluso la sua parabola all’Inter già da mesi, ma Thohir non se n’era accorto. Così ora l’altra assurdità è che a risolvere la crisi tecnica dovrà pensare lo stesso Thohir, cioè colui che l’ha avviata e al tempo stesso colui il quale è in uscita dall’Inter, quando si saranno perfezionati gli accordi economici col gruppo Suning.
Insomma uno dei tre club più gloriosi d’Italia e uno dei primi dieci al mondo per tradizione e marchio, è in mano ad avventurieri di passaggio, mentre tutto frana. Si fosse temporeggiato meno, già un paio di settimane fa si poteva intervenire sostituendo De Boer con Rudi Garcia, col quale c’erano contatti avviati da settimane, ma poi Garcia ha scelto l’Olympique Marsiglia e a questo punto ha fatto benissimo. Ora la rosa di nomi si restringe. Si parla del traghettatore Stefano Pioli come di un nome attendibile, e anche di Andrea Mandorlini, mentre Moratti spinge per Leonardo ma negli ultimi tempi pare che Moratti non sia molto ascoltato. Sono ore di telefonate febbrili tra l’Italia e l’Asia, si cerca una soluzione al pasticcio. Sarà dura. Anche perché c’è persino chi fa il nome di Marcelo Bielsa, detto non a caso El loco, il matto. Nome affascinante, certo, ma di sicuro non da proporre a stagione inoltrata. Un altro matto in questa gabbia di matti? No, grazie. Intanto ad Appiano l’allenamento è finito. Silenzio. Pioggerellina e freddo. Frank De Boer va nello spogliatoio a farsi la doccia. Cosa ci faccio qui?, si chiede. Nessuno lo sa. Però è ancora qui. E questa è l’unica certezza.
Inter
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- frank de boer
Fonte: Repubblica