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Inter, De Boer sempre più solo: scaricato dalla squadra e forse anche dal club

Inter, De Boer sempre più solo: scaricato dalla squadra e forse anche dal clubFrank De Boer (ansa) MILANO – Frank De Boer non è più l’allenatore dell’Inter, però ancora non gliel’hanno detto. Mercoledì sarà in panchina a San Siro contro il Torino, ma potrebbe essere l’ultima volta. E’ il caos più assoluto. Colpa di questo mostro a molte teste che è diventato il club nerazzurro, che ha casa e cuore e tradizione a Milano, ma testa e finanze in Cina e in Indonesia, più i debiti, peraltro ingenti, coperti da una celebre banca d’affari con sede a Manhattan, New York. Da questa Internazionale del calcio, da questa ampia triangolazione intercontinentale, scaturisce un’organizzazione zoppa e monca e incerta, perché alla testa del tutto non ci sono strateghi del calcio ma solo investitori asiatici, che col mondo del pallone c’entrano ben poco. Così, eccoci al caos tecnico delle ultime settimane. Tutti coloro che seguono da vicino l’Inter, siano essi dirigenti, magazzinieri, autisti o maestranze varie, ma pure quei cattivoni dei giornalisti, sanno benissimo una cosa: Frank De Boer è un uomo solo, si è chiuso in una gabbia rifiutando qualsiasi consiglio esterno, e la squadra ormai non è più con lui, non lo ascolta più, non si getterebbe nel fuoco per lui ma nemmeno in una vasca idromassaggio. Quindi, col disastro tecnico in cui è finita l’Inter, e con le cifre orrende delle 12 partite ufficiali giocate fin qui, la soluzione sarebbe una sola, per non perdere altro tempo prezioso: sostituire De Boer. Ma la cosa, al momento, non è ancora avvenuta. Perché molte forze si agitano all’interno del club, e chissà chi si agita nell’interesse dell’Inter e chi nell’interesse proprio. Bel dilemma. E siamo tutti troppo lontani l’uno dall’altro, noi che siamo in Italia e loro che sono in Asia, per capirsi, per fare fronte comune, per trovare decisioni condivise. Ecco perché chi guarda le cose da vicino, cioè da qui, è convinto che Frank De Boer sia un allenatore a termine, perché la squadra l’ha mollato. Chi le guarda da lontano, cioè dall’Asia, pensa di dare un’altra possibilità al tecnico, mercoledì contro il Torino. Ma è fin troppo evidente che prolungare l’avventura dell’olandese non faccia del bene a nessuno, principalmente all’Inter ma anche all’allenatore stesso, ormai allo stremo.

Eppure De Boer ha guidato stamattina il blando allenamento post Atalanta, in attesa di notizie come tutti, mentre i dirigenti italiani Piero Ausilio e Giovanni Gardini, gli unici dirigenti italiani del club nell’area tecnica a dire il vero, si sono recati alla Pinetina, mantenendo il contatto telefonico con Nanchino, sede del gruppo Suning, e con Jakarta, dove vive Erick Thohir. Sullo sfondo si agita Kia Joorabchian, il manager cui Thohir si è affidato negli ultimi mesi per le principali operazioni di mercato: è all’asse Thohir-Joorabchian che i tifosi dell’Inter devono la colossale fesseria dell’ingaggio di Frank De Boer, a digiuno di esperienze italiane e anzi a digiuno di qualsiasi esperienza in panchina fuori dall’Olanda, a dieci giorni dall’inizio del campionato; è allo stesso asse che si deve l’assurdo temporeggiamento sull’esonero addirittura l’8 agosto di Roberto Mancini, che in realtà aveva concluso la sua parabola all’Inter già da mesi, ma Thohir non se n’era accorto. Così ora l’altra assurdità è che a risolvere la crisi tecnica dovrà pensare lo stesso Thohir, cioè colui che l’ha avviata e al tempo stesso colui il quale è in uscita dall’Inter, quando si saranno perfezionati gli accordi economici col gruppo Suning.

Insomma uno dei tre club più gloriosi d’Italia e uno dei primi dieci al mondo per tradizione e marchio, è in mano ad avventurieri di passaggio, mentre tutto frana. Si fosse temporeggiato meno, già un paio di settimane fa si poteva intervenire sostituendo De Boer con Rudi Garcia, col quale c’erano contatti avviati da settimane, ma poi Garcia ha scelto l’Olympique Marsiglia e a questo punto ha fatto benissimo. Ora la rosa di nomi si restringe. Si parla del traghettatore Stefano Pioli come di un nome attendibile, e anche di Andrea Mandorlini, mentre Moratti spinge per Leonardo ma negli ultimi tempi pare che Moratti non sia molto ascoltato. Sono ore di telefonate febbrili tra l’Italia e l’Asia, si cerca una soluzione al pasticcio. Sarà dura. Anche perché c’è persino chi fa il nome di Marcelo Bielsa, detto non a caso El loco, il matto. Nome affascinante, certo, ma di sicuro non da proporre a stagione inoltrata. Un altro matto in questa gabbia di matti? No, grazie. Intanto ad Appiano l’allenamento è finito. Silenzio. Pioggerellina e freddo. Frank De Boer va nello spogliatoio a farsi la doccia. Cosa ci faccio qui?, si chiede. Nessuno lo sa. Però è ancora qui. E questa è l’unica certezza.
 

Inter

serie A
Protagonisti:
frank de boer

Fonte: Repubblica

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