GENOVA – La Sampdoria vince (2 a 1) il derby della Lanterna numero 113 che passerà alla storia soprattutto per il pasticciaccio della gol line technology. Il meccanismo, che dovrebbe stabilire in maniera certa se il palla ha interamente o meno superato la linea di porta, ha invece creato una solenne confusione ed il gioco è stato sospeso per due minuti. Succede che, al 39’ del primo tempo, sul colpo di teta di Silvestre la palla rimbalza sul terreno di gioco ampiamente al di qua della linea bianca. Però misteriosamente inizia a vibrare lo strumento che l’arbitro Tagliavento ha nel suo taschino e che deve per l’appunto segnalare il gol. Tutti intorno al monitor a bodo campo, tutti appassionatamente a dire la loro. Compreso un delegato della Lega Calcio ed il bordocampista di una televisione. Alla fine la conferma, la palla non era entrata: l’occhio umano aveva visto meglio dell’occhio di falco.
A decidere la partita è invece una rocambolesca autorete di Izzo dopo due minuti del secondo tempo. Giampaolo salva così la panchina, il Genoa perde perché troppi giocatori si sono espressi sotto tono. Corradi, che in panchina ha sostituito lo squalificato Juric, alla vigilia aveva dichiarato: “Il calcio è marxista perché ognuno dà in base alle proprie capacità e riceve in base ai propri bisogni”. Ma, nella partita più importante dell’anno non tutti hanno dato in base alle proprie capacità. Vedi Veloso, che gioca sempre in maniera troppo prevedibile e che non verticalizza mai.
Nella Sampdoria non c’è Viviano, il portiere è Puggioni che, a 35 anni, fa il suo esordio con la maglia della squadra del cuore e proprio in un derby. Il portiere ultrà, quando le squadre di schierano al centrocampo prima dell’inizio della partita, canta l’inno della Samp con la mano sul cuore.
Il Genoa è senza attaccanti e anche senza esterni offensivi e così. Juric si inventa due finte ali: a destra Pandev, che ha il compito di andarsi a sovrapporre a Simeone e consentire così alla squadra rossoblù di giocare col doppio centravanti, e a sinistra Rigoni che diventa un centrocampista aggiunto e lascia quaranta metri di nel “buco” nel qual deve proiettarsi Laxalt.
Prima del fischio di inizio abbraccio tra Sala e Rincon che erano stati compagni di squadra nell’Amburgo. Subito un’occasione per la Samp: colpo di testa di Quagliarella, Perin vola e devia in calcio d’angolo. Al 12’ il gol del vantaggio blucerchiato. Qualcosa si inceppa nei meccanismi difensivi e del Genoa e Muriel si ritrova libero davanti a Perin dopo che Quagliarella, sul cross dalla destra di Bruno Fernandes, aveva vinto il corpo a corpo con Burdisso ed era riuscito con la punta del palla ad allunga la palla verso il compagno. Il gol della Samp spaventa Oscar Ferrero, il piccolissimo figlio del presidente blucerchiato inizia a piangere, agitato da tutta la baraonda che ha intorno. Il Genoa, però, prova a recuperare insistendo sulle fasce. Le due finte ali rossoblù mettono in crisi la retroguardia sampdoriana perché in quella terra di nessuno si inseriscono ripetutamente Edenilson a destra e Laxalt a sinistra. Il pareggio (24’) lo propizia proprio Edenilson. Solita sgroppa sulla destra e cross teso al centro sul quale arriva per primo Rigoni. La Samp sembra alle corde. Doppia traversa rossoblù nel giro di sessanta con Izzo e Burdisso. Sulla palla che ritorna in campo si avventa Pandev, che segna ma il guardalinee lo pizzica in fuorigioco. La Samp si salva e torna in partita. Al 39’ traversa di Silvestre sulla palla si avventa Baretto ma Perin col corpo riesce a ribattere. Il gioco si ferma per due minuti. Gol o non gol? Nessuno dei trentamila di Marassi era stato sfiorato dal dubbio, ma il cicalino nella tasca di Tagliavento aveva misteriosamente vibrato.
Allo scadere del primo tempo Burdisso si perde Quagliarella, uscita a valanga di Perin e calcio di rigore. Ancora di fronte Quagliarella e Perin ma questa volta ha la meglio il portiere genoano che va deciso sulla sua sinistra e respinge il tiro a mezz’altezza.
Il gol partita in avvio di ripresa. Sul cross dalla destra di Muriel, Perin respinge proprio contro Izzo e la palla carambola beffarda in rete. Inizia la sarabanda delle sostituzioni. Munoz rileva un disorientato Orban, poi Juric, dalla cabina Rai dove segue la partita, dice che è venuto il momento di rischiare Pavoletti, fuori da un mese per uno stiramento. A sorpresa ad uscire è Rincon. Poi dentro anche il talentuoso Ninkovic (probabilmente troppo tardi) per Pandev.
Il Genoa attacca ma non porta nessun reale pericolo alla porta di Puggioni. E alla fine il portiere ultra, che è anche ammonito per perdita di tempo, può andare a festeggiare sotto la Sud con al collo la sciarpa blucerchiata che, quando era un ragazzo, gli aveva regalato la nonna.
SAMPDORIA-GENOA 2-1 (1-1)
Sampdoria (4-3-1-2): Puggioni; Sala, Silvestre, Skriniar, Regini; Barreto, Torreira (31′ st Palombo), Linetty; Fernandes (22′ st Alvarez); Muriel (42′ st Djuricic), Quagliarella. (Tozzo, Amuzie, Krajnc, Pereira, Cigarini, Eramo, Praet, Budimir, Schick). All.: Giampaolo
Genoa (3-4-3): Perin; Izzo, Burdisso, Orban (15′ st Munoz); Edenilson, Veloso, Rincon (29′ st Pavoletti), Laxalt; Pandev (36′ st Ninkovic), Simeone, Rigoni. (Lamanna, Zima, Biraschi, Brivio, Fiamozzi, Gentiletti, Cofie, Ntcham, Ocampos). All.: Juric (squalificato, in panchina Corradi)
Arbitro: Tagliavento
Reti: 12′ pt Muriel, 24′ pt Rigoni, 2′ st aut. Izzo
Ammoniti: Perin, Puggioni, Linetty, Orban, Laxalt
Recupero: 2′ e 5′
Note: al 46′ pt Perin ha parato un rigore a Quagliarella
Fonte: Repubblica