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Il graffio di Corbo: “L’ossessione del bel gioco”

Importante il ritorno di Aurelio De Laurentiis allo stadio. Spero possa aiutare con Cristiano Giuntoli il Napoli a ritrovare un’idea di calcio. Solo un presidente che sappia creare un’atmosfera di serenità e sostegno ad allenatore e squadra, solo un direttore sportivo tecnicamente capace può lentamente convincere Sarri a liberarsi di una sua ossessione. Il bel gioco è una illusione se deriva sempre dagli stessi giocatori, alcuni spenti, e dalla stessa formula. Né fa bene Sarri a rimpiangere Higuain o Milik. Non bastano due assenze per spiegare la superiorità tattica e fisica della Roma. Bisogna andare aventi rimodellando il Napoli nel gioco, negli entusiasmi, nella freschezza del fisico. Non si vive di passato. E bisogna convincersi che tutti ormai bloccano il Napoli. Questo il commento scritto per Repubblica. Lo giro agli amici del Graffio, che si sono già scatenati. Spero abbiamo la cortesia di leggere queste poche note, per dai vita al consueto dibattito.

Più che la sconfitta, preoccupano le facce di Sarri e Gabbiadini. Il Napoli riparte se i due superano lo sgomento di queste ore, se riflettono su errori che vanno oltre l’1-3, se rinunciano ad atteggiamenti vittimistici. Higuain se n’è andato il 13 luglio, mica ieri. Né un infortunio può giustificare una sbandata: Milik non garantiva da solo i 36 gol del bomber spergiuro. Accade quello che poteva accadere: senza il miglior cannoniere d’Italia da 64 anni in qua, si sapeva che la bellezza del gioco sarebbe diventata fragile come un’illusione, che andavano studiate soluzioni alternative a meccanismi risaputi, magari cercando nuove idee, energie tra acquisti purtroppo murati vivi. Gabbiadini ha fallito la prova, ma cosa ci si aspettava? Di lui si sa tutto: è prezioso se va in campo e segna, altrimenti svanisce. Come tutti i bomber per caso, non dialoga, non tesse ricami nel merletto di Sarri, non minaccia i campagni che lo trascurano. Sarri era dinanzi ad una scelta: ricominciare dopo Milik con un finto attaccante o inserire Gabbiadini. Gli è andata male. Gabbiadini è punta da secondo tempo, quando si allargano le distanze e si abbassano i ritmi. Higuain teneva in allarme le difese, le colpiva poi con estemporanea ferocia. Con Gabbiadini no, i difensori della Roma non tremano, possono persino distrarsi, bere un caffè in area o leggere il giornale. Sanno pure che Insigne, Hamsik e Callejon non lo cercheranno, i tre cercano ormai il gol personale. Né sono puntuali gli accordi: la palla arriva dove lui è lontano, colpa sua o intesa scadente?
Per Sarri l’analisi è più ampia. In Italia il suo Napoli non ha perso solo ieri, ma ha realizzato appena un punto su 9 ( pari con il Genoa) nei confronti con chi studia gli avversari: Juric, Gasperini, Spalletti. La Roma non rischia quasi mai, aspetta e rispetta il Napoli al punto da bloccarne nei punti vitali. Sulla destra ostruisce la temibile “catena di sinistra” piazzando un ambivalente Florenzi, pronto a chiudere Insigne con Manolas, lo stesso Florenzi scivola in avanti, rafforzando la linea mediana e vietando con l’insidioso Salah le scorribande di Ghoulam. Una fatica mostruosa. La difesa intanto accetta l’uno-contro-uno: Manolas su Insigne, Fazio per Gabbiadini, Juan Jesus in attesa di Callejon. Non finisce qui. Nainggolan soffoca Jorginho da tempo già in affanno, Paredes dà libertà a Hamsik solo fino alla trequarti, Perotti a sinistra impegna Allan e Hysaj. Inferiore per fisicità, al Napoli basta sentirsi bello. Gioca, gioca e non conclude. Basta un eccesso di vanità di Koulibaly per finire nelle fauci di Salah e Dzeko. La storia del bel gioco è il più perfido degli inganni.

Antonio Corbo per repubblica.it
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