UDINE – “Devo ringraziare la famiglia Pozzo per questa opportunità. Era tanto tempo che ci inseguivamo. Ora è il momento giusto. E’ una bella occasione che mi riporta nella mia terra a vestire, anche se idealmente, il bianconero, come fatto da giocatore”. Sono queste le prime parole di Gigi Delneri da allenatore dell’Udinese. Il tecnico di Aquileia è stato più volte vicino al club friulano, quel club che ha già vissuto nella carriera da calciatore vestendo la maglia bianconera dal 1978 al 1980. Adesso prende il posto di Beppe Iachini, esonerato dopo la sconfitta interna contro la Lazio.
“VALORIZZARE IL LAVORO DI IACHINI” – “Quando si assemblano alcuni giocatori nuovi, possono esserci delle difficoltà. A me preme salutare Iachini e gli auguro di poter rientrare preso nel mondo del calcio – le parole di Delneri in conferenza stampa -. Voglio valorizzare il suo lavoro, dando però la mia impronta, in maniera dinamica, perché sullo scritto il calcio è fatto di numeri, ma nel reale è fatto di organizzazione. Io punto a quello ed è da quello che ripartiremo. La struttura dell’Udinese è di livello importante. Ci sono poche società che possono avere a disposizione quello che c’è qui per ottenere risultati; la società ha lavorato molto bene e questo è un punto di partenza importante. Ognuno ha le sue idee, ma sono variabili. Penso che si possa fare un ottimo lavoro con i giocatori che abbiamo a disposizione. Dobbiamo far adattare i nuovi, valorizzare chi già c’era e far uscire le loro grandi potenzialità”.
“L’ORGANIZZAZIONE PORTA AL RISULTATO” – “Sono sempre stato uno che crede nella specializzazione del giocatore – prosegue Delneri -. Cercheremo di dare un apporto tattico alla squadra, e cercheremo di lavorare sulla squadra e al contempo sui singoli, per far rendere ogni giocatore al massimo della sua qualità. I giocatori che ho a disposizione possono essere adattati a diverse soluzioni, e noi dovremo trovare la migliore possibile”. Delneri ha ottenuto i migliori risultati con il 4-4-2, ma negli ultimi anni l’Udinese ha spesso adottato la difesa a tre. “I 4 difensori sono una mia prerogativa, ma non il 4-4-2. A Bergamo giocavamo con il trequartista, Doni. Abbiamo sempre lavorato su giocatori diversi, con caratteristiche precise. A Bergamo era un 4-2-3-1, l’importante è trovare l’equilibrio, sapersi difendere e trovare la pericolosità giusta. Il campo è grande ed è necessario trovare l’ampiezza in fase offensiva, così come essere stretti in fase difensiva. E’ l’organizzazione che porta al risultato. Qui ci sono giocatori eccezionali; Thereau, anche se non sembra, corre 11 km a partita, quindi può fare tanti ruoli”.
“DOBBIAMO RIPRENDERCI I TIFOSI” – Il pubblico friulano nelle ultime stagioni ha ingoiato qualche boccone amaro di troppo e dà l’impressione di aver esaurito la pazienza. “L’abbinamento tifoseria-giocatori-società è fondamentale. Il tifo lo si riavvicina dando il massimo in campo, anche nelle sconfitte. Se crei gioco, situazioni da gol, impatto, la tifoseria ti viene sempre dietro – sottolinea Delneri -. Cercheremo di dare ai tifosi una squadra con una facoltà positiva; una squadra che magari rischia un po’ di più, ma che va al di là della sola organizzazione difensiva. Cercheremo di riprenderci i tifosi. Questo e’ il nostro dovere principale”.
“JUVENTUS? L’IMPEGNO PIU’ FACILE” – Dopo la sosta per le nazionali il debutto contro la Juventus, sua ex squadra. “E’ l’impegno più facile. Proveremo a metterli in difficoltà, pensando anche a sorpassare ogni tanto la metà campo, quando loro ce lo permetteranno. La Juve detterà i tempi, ma noi non dovremo rinunciare a difenderci. Adesso è la difesa che determina il baricentro in campo; non è più come 40 anni fa, quando si andava a protezione del fortino. Oggi le distanze sono diverse; se lavori su meno metri di campo, hai meno spesa di energia”.
“DURO ESSERE PROFETA IN PATRIA” – Delneri spiega di sentire una responsabilità doppia nel guidare l’Udinese. “Essere profeti in patria è sempre duro, ma la gente friulana riconosce il lavoro e mi darà modo di esprimermi al massimo. Nessuno mi potrà dire che non lavoro. Ho la mentalità friulana; ho assorbito questo dalla mia regione. E’ forse questo che mi ha permesso di fare il giocatore prima e l’allenatore poi. Sono venuto qui per dare il massimo, con la cultura della mia regione. Posso metterci la mano sul fuoco senza bruciarmi”. Già a maggio Delneri sembrava un’ipotesi molto concreta per l’Udinese. “A quel tempo non c’erano le condizioni. Ora mi sembrava la scelta giusta e ho avallato l’offerta della società, che crede che io possa dare un senso logico alla situazione. Era ora che io dessi la possibilità a me stesso di lavorare in un ambiente che conosco. Dal punto di vista emotivo in questo momento questa era la migliore scelta che potessi fare. E’ un sogno che si realizza. Anzi, è il secondo atto del sogno che si realizza. Spero che duri di più di quanto è durato quello da giocatore. Poi se non sarà così, sarà sempre lo stesso il rapporto che ho con questa squadra, per me importantissima. Non ho mai fatto contratti più lunghi di un anno. Qui ho anche l’opzione. Ho sempre voluto essere libero a fino anno di decidere cosa fare. Reja? Siamo grandi amici e non viviamo la rivalità”.
Fonte: Repubblica