Milan, nuova partenza lenta: ma ora le sconfitte pesano doppio
Vincenzo Montella (lapresse) MILANO – Il Milan è abituato alle partenze lente nel recente passato. Nelle ultime cinque stagioni, compresa quella attuale, per ben tre volte i rossoneri hanno rimediato solo 3 punti nelle prime 3 giornate. Quindi non è così sorprendente l’avvio di Montella che condivide questo difficoltoso scatto dai blocchi con Allegri (2012-13) e Mihajlovic (un anno fa). La sconfitta con l’Udinese però fa male per motivi che vanno al di là del campo. Fin dal giorno dal raduno Montella ha cercato di isolare la squadra dalle vicende societarie e dallo scetticismo sempre più forte dell’ambiente (12.167 abbonati è un dato bassissimo): pochissima esposizione mediatica, nessun allenamento aperto, amichevoli quasi tutte all’estero. La volontà era quella di arrivare a fari spenti all’inizio del campionato per sorprendere con le prime uscite ufficiali. Obiettivo centrato col Torino, sconfitta dignitosa col Napoli. Calo davvero inaspettato con l’Udinese.
TRANSIZIONE AVVELENATA – Il problema è che i risultati negativi del campo obbligano a guardare più a monte con l’infinita transizione societaria che pesa inevitabilmente sulla squadra. La giornata di ieri è stata emblematica. Due grandi ex milanisti hanno tirato a palle incatenate contro le prime scelte di Marco Fassone, ad in pectore della cordata cinese. Albertini e Costacurta sono stati molto duri. Non è piaciuto aver individuato il nuovo ds in Massimiliano Mirabelli, ex capo degli osservatori dell’Inter. E non sono piaciute le voci intorno ad altri arrivi di dirigenti transitati negli ultimi dal club di Corso Vittorio Emanuele. Difficilmente Umberto Marino lascerà la carica di dg dell’Atalanta, incarico assunto dopo la parentesi da segretario sportivo dell’Inter; l’ex arbitro Romeo e Marianna Mecacci invece entreranno quasi sicuramente nel club rossonero (ma non è scontato che la moglie dell’ex difensore Comotto guiderà in prima persona il settore commerciale e marketing). BANDIERA IN FASE DI DECANTAZIONE – Questi movimenti – considerati fisiologici da chi si appresa a gestire il club per conto dei cinesi perché i nuovi dirigenti per forza di cose devono arrivare da altri club italiani di vertice – hanno scatenato le critiche intorno al filone di ex interisti seguito da Fassone che curiosamente all’Inter veniva accusato per il suo passato alla Juventus. Nei progetti di Fassone resta l’idea di chiamare una “bandiera” nel nuovo Milan: a questo ex campione toccherà il compito di portare all’interno del gruppo la mentalità vincente dei Milan portata avanti negli anni da Sacchi, Capello e Ancelotti. Dopo le frasi di ieri, Albertini e Costacurta possono essere considerati fuori dai giochi. Restano Maldini, che però difficilmente accetterà un ruolo che non prevede vere funzioni dirigenziali, e Ambrosini. Ma non sarà facile a questo punto accettare un incarico sul quale pesano le polemiche di ieri. Non a caso è probabile che la situazione venga lasciata decantare per qualche settimana in modo da essere nuovamente affrontata con un clima più sereno.
SCONFITTE DAL PESO DOPPIO – E rimane la difficoltà di Montella e giocatori di portare anche il peso dell’incertezza di una proprietà lontana (in una giornata delicata come quella di ieri non ci sono stati commenti e interventi da parte di Sino Europe) e ancora non definita in tutti i componenti della cordata. Per questo motivo ogni battuta d’arresto fa doppiamente male. L’allenatore ha chiesto ai calciatori “più forza e rabbia”. Tra cinque giorni Montolivo e compagni cercheranno di esaudire la sua richiesta a Marassi contro la Sampdoria, sfida speciale per l’ex tecnico blucerchiato. milan ac
- Protagonisti:
- vincenzo montella
Fonte: Repubblica