Quanto a Joao Mario, la sua caratteristica principale è che non sembra proprio avere un ruolo definito. Ufficialmente viene considerato un’ala destra, ma è una definizione superficiale. Basta aver seguito le gare del Portogallo agli Europei, o anche solo i suoi spostamenti di ruolo nell’ultima stagione allo Sporting, per capire che Joao Mario è un vero “tuttocampista” moderno, o secondo la terminologia anglosassone uno che gioca “box to box”, insomma copre ogni zona del campo e in ogni zona del campo fa valere caratteristiche di interidizione o di proposizione del gioco, a seconda delle esigenze. Agli Europei partiva a destra nell’implacabile arrocco che aveva tirato su il tecnico Fernando Santos, e da quelle zona si muoveva verso il centro, per costruire gioco quando necessario, o ripiegava profondamente fin sulla linea dei terzini per aiutare in fase di non possesso (che era poi quella preferita dai portoghesi in Francia).
Rare le sortite in avanti, perché lo spartito lo imponeva. E dato che dispone di buone qualità tecniche, Joao Mario era diventato indispensabile per il Portogallo, perché faceva respirare la squadra nei momenti difficili. Nello Sporting invece, pur partendo spesso da destra, lo si è visto giostrare in molte partite da centrale di centrocampo, o da mezzala, persino da rifinitore. Non da regista, perché lì ci vogliono altre caratteristiche. Ma in definitiva il nuovo acquisto nerazzurro ha qualità simili a quelle dell’altro nerazzurro Brozovic, forse con minor precisione al tiro e nell’incursione in area, ma probabilmente con più tenuta atletica e con maggiore impatto in fase di interdizione. E’ un centrocampista completo, ma anche per lui vale la regola di tutti gli stranieri che arrivano in Italia: avrà bisogno di un periodo di adattamento, perché in serie A la tattica è sovrana e molti nuovi giocatori faticano, nei primi tempi, a decifrare le micidiali strategie che ogni allenatore propone. Per questo conviene che Joao Mario entri subito nella mischia, già da Pescara.
Inter
- Protagonisti:
- joao mario
Fonte: Repubblica