Site icon PianetAzzurro.it, news sul Calcio Napoli e sul mondo delle scommesse

C’era una volta il calcio romantico

Esiste una giusta definizione della parola Amore? Potremmo dire che l’amore è la massima interpretazione di un legame indissolubile tra due persone, basata sul rispetto. Anche nel mondo del calcio ci sono state delle persone che hanno amato il proprio club e la maglia, senza mai tradire. Molti tifosi hanno avuto la fortuna di sognare, amando i propri idoli, proprio con un legame indissolubile. Questi calciatori sono dei veri esempi, ed è doveroso elencarli alcuni. C’era una volta il calcio romantico…

Erano gli inizi degli anni ’60 e a Cagliari approdò il grande Gigi Riva, esattamente nel 1963. Riva divenne un giocatore simbolo non solo per la città di Cagliari, ma per tutta la Sardegna. Nella stagione 1969/1970 si realizzò il sogno dei tifosi, arriva infatti lo storico scudetto. Ben 13 stagioni con la maglia rossoblu, 370 presenze in totale e 207 reti.

Avrei guadagnato il triplo. Ma la Sardegna mi aveva fatto uomo, ormai era la mia terra, ci ero arrivato a 18 anni. All’epoca ci sbattevano i militari puniti. Ci chiamavano pastori o banditi, oggi si scazzottano per fare le vacanze qua. Avevo 23 anni, la grande Juve voleva coprirmi di soldi, io volevo lo scudetto per la mia terra. Ce l’abbiamo fatta, noi banditi e pastori..” – Gigi Riva, “Rombo di tuono”.

Sempre in Italia, ma negli anni ’80, nel Milan approdava un giovane Paolo Maldini, figlio del grande Cesare. La sua carriera è interamente legata al Milan, disputando 25 stagioni e vincendo tanti trofei sia in Italia che in Europa, ecco alcune dichiarazioni rilasciate in un’intervista a Repubblica nel 2012: “Ho incontrato di recente Boniperti e mi ha confermato che la Juve mi voleva. Al Chelsea mi chiamò Vialli nel ’96. Però preferii restare al Milan, per venire fuori da un’annata disastrosa. E’ stata una scelta giusta. Poi, per l’Arsenal mi chiamò una persona, facendomi un’offerta economica, e ci fu anche una richiesta di Ferguson per il Manchester United e forse un’altra del Real Madrid. La verità è che molto spesso queste richieste coincidevano con annate storte: sarebbe stato probabilmente più semplice accettare. Ma noi del nucleo storico ci prendevamo le nostre responsabilità, preferivamo rimanere e riscattarci sul campo, mettendoci la faccia”.

Successivamente il calcio italiano ha avuto la fortuna di avere altre “bandiere”, come Javier Zanetti all’Inter e Francesco Totti alla Roma. Nella capitale, Totti è considerato l’ottavo re di Roma, idolo dei romanisti, in un’intervista del 2013 a France Football, dichiarò: “Sono stato legato al Real, volevo una grande squadra per vincere e, a quel tempo, la dirigenza non era in grado di garantirmi quello che volevo. Ma alla fine, il cuore ha deciso di rimanere, per fortuna. Se fossi andato al Real Madrid, avrei vinto tre Champions League, due Palloni d’Oro e molte altre cose. Avrei avuto più opportunità, senza dubbio. Ma io preferisco quello che ho fatto. Con il rammarico di non aver vinto due o tre scudetti Se dovessi andar via da Roma andrei a giocare all’estero e non in un club italiano. Ma invecchierò qui con la stessa maglia…

La notizia dell’approdo di Higuain alla Juve, ha spiazzato tutti i tifosi del Napoli. Una stagione nella quale ha cantato ed esultato sotto la curva, insieme ai napoletani che mai potevano immaginarsi un epilogo del genere. Un altro core ‘ngrato, dopo Josè Altafini, che dal Napoli passò alla Juventus e che inoltre, con la maglia bianconera, segnò in Napoli-Juventus, il gol decisivo della vittoria e più in avanti per la vittoria dello scudetto.

I tifosi del Napoli però, hanno avuto la fortuna e l’onore di avere in squadra il più grande di tutti: Diego Armando Maradona, che creò quel legame indissolubile con i napoletani e mai aveva pensato di tradirli.

Agnelli mi convocò per dirmi che voleva a tutti i costi che giocassi per la Juventus. Mi disse che aveva offerto 100 miliardi a Ferlaino e di mettere io la cifra sul mio assegno. lo gli risposi che non avrei mai potuto fare questo affronto ai napoletani perché io mi sentivo uno di loro e non avrei mai potuto indossare in Italia altra maglia se non quella del Napoli”. – Diego Armando Maradona

Tutto questo, faceva parte di quel calcio romantico che adesso non c’è più, nella speranza che un giorno, i tifosi ritornino a sognare e a seguire i propri idoli.

Mariano Potena

Commenti
Exit mobile version