Lettera di un tifoso a De Laurentiis
Gentile Presidente,
Non mi abbasseró ad epiteti scurrili ma le verró a parlare nel merito.
Dopo 12 anni va tracciato un bilancio di ció che é stato fatto ma da parte Sua vedo una preoccupante mancanza di autocritica, unita ad un istrionismo che non aiuta perché portato spesso all’eccesso.
Lei, Presidente, ha parlato di fatturati come se fossero uno scoglio insalvabile, tuttavia la domanda che mi sono posto, da ormai qualche anno, é: si sta facendo il 100% per far crescere questo fatturato?
Le rispondo subito, no. Come da bilancio pubblicato, la SSC Napoli é una societá in cui i ricavi strutturali sono minimi ed il fatturato dipende fondamentalmente da variabili come la plusvalenza su un giocatore o un risultato sportivo o i diritti tv che non sono guadagni costanti, bensí variabili o addirittura una tantum.
Quando lei parla, dunque, di fatturato, dovrebbe sapere che anche tra i tifosi c’é chi qualcosa di economia la sa e si va a documentare ed eccomi qui.
Capitolo Infrastrutture
Presidente, non é passato il ricordo delle sue dichiarazioni in merito alla crescita del vivaio, dei campioni fatti in casa e similia, la domanda che mi sorge spontanea é: IN QUALE CASA? Non so se il direttore del settore giovanile Gianluca Grava le ha descritto le strutture della Ciudad Deportiva del Real Madrid a Valdebebas, dove il Napoli ha disputato una partita sfortunatissima ma combattuta fino alla fine.
Se la paragonassimo al centro sportivo in cui il Napoli é in affitto a Castelvolturno vedremmo una distanza che definire abissale é un eufemismo!
Lei, inoltre, dichiaró di voler visitare La Masía quando il Napoli partecipó al trofeo Gamper, un’intenzione certamente lodevole ma che non si é poi riflessa nei fatti ma é ferma al mero pour parler, ai terreni sondati a Torre Annunziata (una location forse poco prudente, visto che saremmo alle falde di un vulcano ancora attivo), alla possibilitá Sant’Antimo (sempre in affitto?).
Le gioverá ricordare che le spese per le infrastrutture, oltre a rappresentare un attivo patrimoniale (ed il Napoli ha come attivo patrimoniale solo i cartellini dei giocatori), rientrano nei costi extra permessi dal famoso Fair Play Finanziario.
Le gioverá altresí sapere che una struttura che possa essere anche ricettiva dei tifosi, con stadiolo per le giovanili che avrebbero finalmente un loro campo per giocare (come il Mini Estadi o l’Alfredo Di Stefano) oltre ad essere anche fonte di entrate per gli appassionati.
Se poi volessimo essere proprio pignoli, fare un piccolo stadio con posti a sedere minimi per la serie A diventerebbe anche un modo di ottenere una posizione di vantaggio nella famosa trattativa con il Comune. Il Napoli avrebbe un’alternativa pronta al San Paolo ed al Comune, e questo Lei dovrebbe saperlo, interessa invece che il Napoli utilizzi l’impianto di Fuorigrotta. Per concludere, potrei chiudere un occhio sullo Stadio visto che servono due volontá, ma non sulle infrastrutture per allenamento e vivaio che sono un punto fondamentale per la crescita di qualsiasi societá, tanto per il risparmio che si avrebbe trovando nel vivaio elementi di valore che, altrimenti, vanno cercati sul mercato, tanto per le entrate che si avrebbero tramite la vendita di elementi il cui livello é al di sotto di quello della prima squadra. Cosí agiscono le grandi societá europee, quelle che vincono.
Lei, Presidente, non piú tardi di ieri ha parlato di riforme dei settori giovanili, si rende conto che la sua credibilitá é ben poca visti i magrissimi investimenti e l’arretratezza in cui il settore giovanile, su cui LEI ha poteri di gestione, versa. Come si puó parlare di Academies se poi siamo l’unico grande club d’Europa a non avere strutture per questi ragazzi? Come si puó straparlare quando la SSC Napoli non offre nemmeno un convitto ai giovani calciatori?
Lei si rende conto di avere grosse responsabilitá sul mancato sfruttamento della fucina di talenti che é la Campania (forse la prima d’Europa)?
Passiamo poi alla questione Stadio.
Lei, Presidente, non ha alcuna intenzione di abbandonare il San Paolo, opinione rispettabile ma che va supportata, come sempre, dai fatti. Sono anni che assistiamo a semplici opere di maquillage di un impianto divenuto ormai obsoleto e fatiscente, a teatrini che hanno portato a molteplici nulla di fatto. La responsabilitá, Presidente, non é solo del Comune ma anche sua, e la storia dello stadio a Caserta é stata l’ennesima perdita di tempo. É ora che Lei faccia chiarezza su queste trattative diventate ormai stucchevoli.
Quanto agli aspetti piú tecnici, uno stadio da meno di 60mila posti a sedere, in una cittá come Napoli, é impensabile. Lei per caso teme che la gente non lo riempia? Agisca in modo da invogliarla a riempirlo, e non solo con proposte di locali commerciali ma venendo incontro anche alle esigenze logistiche delle varie anime della tifoseria.
Un esempio brillante é il Signal Iduna Park, o Westfalen Stadion, di Dortmund. Le curve sono prive di seggiolini, hanno i cari vecchi gradoni, proprio per venire incontro al tifo organizzato, e per ogni settore ci sono delle caratteristiche particolari.
Uno stadio di proprietá o in concessione di 99 anni cambia radicalmente le cifre del fatturato, se fatto a regola d’arte.
Il voler ridurre a soli 40mila spettatori, Presidente, indica che lei non ha una conoscenza approfondita di quello che é il variegato target del mercato. E non coinvolge, errore gravissimo quando si fanno riforme di un’attivitá aperta al pubblico come uno stadio. Al tifoso medio, insomma quello piú comune, importa poco che ci siano o meno gli skybox, non potrá comunque permetterseli, ma sicuramente avrá a cuore il trovarsi bene nel settore il cui prezzo é piú accessibile per le sue tasche. Non credo serva un lavoro eccessivo per far partecipare coloro che, in fin dei conti, permettono al Napoli di esistere e di essere una societá redditizia.
Capitolo Brand e Merchandising.
L’ho sentita lamentare, Presidente, una perdita di circa 120 milioni dovuta al commercio di merce falsa con il marchio Napoli effettuata da terzi. La falsificazione, il commercio sommerso, sono certamente problemi che danneggiano non solo l’economia della SSC Napoli ma tutto un sistema economico, e quindi non ne restano escluse altre squadre.
Tuttavia Lei non ha fatto nemmeno accenno alla noncuranza con la quale il marchio Napoli é gestito sul mercato estero, un mercato che potenzialmente potrebbe fruttare cifre assai superiori a quelle che dice di aver perso in Italia.
Le spiego, fuori dall’Italia (specificamente potrei parlarle della Spagna), l’impatto della merce falsificata sul mercato é esponenzialmente minore, cosa che andrebbe sfruttata, non crede?
Eppure trovare il marchio Napoli oltr’alpe pare un’impresa titanica nonostante i 7 anni consecutivi di qualificazioni alle coppe europee.
É invece facilissimo trovare esposte in bella vista le maglie di squadre al momento inferiori alla nostra e spesso anche ad un prezzo inferiore.
Possibile che, nel 2014, la maglia Nike della Juventus costasse 10 euro in meno della maglia Macron del Napoli?
Non si puó limitare il mercato ai 6 milioni di tifosi nel mondo, fuori dall’Italia il mercato é fatto principalmente da NON tifosi, appassionati di calcio che scelgono la maglia che piace loro di piú senza alcun legame affettivo (lo stesso accade in Italia con le maglie delle squadre europee, quanti non tifosi hanno la maglia del Real o del Manchester?).
Lei che fa per rendere il prodotto Napoli, il marchio Napoli, appetibile una volta passato il confine, Presidente? Qualunque cosa abbia fatto finora evidentemente non basta.
E vogliamo parlare dello sfruttamento dei diritti d’immagine che Lei tanto ritiene necessario? Quanto ha fruttato? Nell’anno migliore 2,2 milioni. Una miseria. Da una persona che li pone come “condicio sine qua non”, mi aspetto che i diritti d’immagine dei calciatori fruttino ben piú di quanto in realtá abbiano fatto.
Per chiudere questo capitolo le farei notare un particolare, tutte le grandi squadre non “sporcano” la loro maglia con i loghi degli sponsor ma li applicano in modi stilisticamente accordi con la stessa. Chelsea, Real Madrid, Barcellona, Manchester United, Manchester City, nessuna di queste applica il logo dello sponsor tale e quale ma riportano, spesso in bianco o in nero, il nome dello stesso, e parliamo di aziende come Fly Emirates, Qatar Airways et similia, con contratti di sponsorizzazione a cifre blu.
Capitolo Organigramma.
Presidente, lei non investe in competenze. Non articola la societá e ci ritroviamo con una gestione spesso ai limiti dell’approssimazione. Affidarsi a persone competenti comporta un’ottimizzazione delle spese, altro fattore importante per la gestione virtuosa di cui si fa vanto, a parole, ma si fa vanto.
Manca un DG, il DS appare spesso depauperato di poteri effettivi, non c’é una figura dirigenziale che possa trasmettere un messaggio “istituzionale”, non c’é dialogo all’apparenza con quella che é la forza motrice, ovvero il tifo, del carrozzone Napoli. Nell’immediato dopo Marino pareva che fossimo finalmente ad un punto di svolta, e invece non é stato cosí. Al momento come DG contiamo il solo Fassone in ben 12 anni di gestione.
La struttura societaria deve per forza assimilarsi a quella dei grandi club europei.
Come vede non ho nemmeno accennato al calciomercato, tema trito e ritrito, ma ho concentrato le mie rimostranze su quei punti in cui si é carenti, coincidendo spesso con suoi cavalli di battaglia che si rivelano tali solo nelle parole.
Presidente, io non mi accontento di vincere, io voglio dominare a lungo, voglio essere stabilmente al vertice e che diventi una piacevole abitudine sollevare trofei, ma per fare questo serve assimilarsi a chi giá vince nell’organizzazione, Lei non l’ha fatto fino ad oggi. Abbiamo vissuto certamente annate esaltanti ma non puó essere che un club come il Napoli sia “condannato” a raggiungere l’accesso alla Champions League per poter mantenere degli standard competitivi.
Si vince partendo dalla cura dei dettagli, non dall’approssimazione.
Mi auguro che lei, una volta che queste righe saranno diffuse, ritenga di dare una risposta seria, argomentata e chiara non tanto a me, a 6 milioni di tifosi napoletani sparsi per il mondo. Come massimo rappresentante del club é suo dovere.
Elio De Falco