La sua storia personale e calcistica parte da Verona “dove ho fatto – racconta – tutte le giovanili al Villafranca”. Tanti provini, anche andati bene. “Poi due campionati vinti, in Promozione e fino alla Serie D”. E nel frattempo il diploma, e il lavoro di saldatore. “Ho studiato da perito meccanico – spiega Nalini – e mi sono specializzato in saldature. Era la mia unica strada lavorativa, perché lo stipendio tra i Dilettanti non era sufficiente, quindi un po’ col calcio e un po’ col lavoro riuscivo a portare dei soldi anche in famiglia”. Il passaggio alla Virtus Vecomp, squadra veronese di Serie D, coincide col cambio di impiego: “Facevo il magazziniere nel reparto wurstel di una nota azienda del veronese”. “Al termine di una finale play off tra la mia squadra e la Casertana, in cui ho giocato davvero molto bene, è arrivato il contratto con la Salernitana. Lì ho passato tre anni stupendi, anche se qualche acciacco fisico mi ha un po’ frenato”.
E si è messo in mostra Nalini, evidenziando le sue doti di attaccante fino a farsi notare dal Crotone che viaggiava a spron battuto verso la Serie A. “È anche grazie alla Salernitana che ho avuto la possibilità di fare il grande salto fino alla A col Crotone. Una grandissima occasione, di cui sono strafelice, e che voglio sfruttare nel migliore dei modi”. Com’è cambiata la tua vita? “Io non mi sento cambiato – dice sorridendo – è solo che arrivo al campo un po’ più fresco, senza otto ore di scarpe antinfortunistiche, e magari senza i turni di lavoro che mi costringevano a raggiungere i compagni in trasferta perché al mattino lavoravo. Insomma, mi è un po’ tutto più agevole”. E la mamma? “Ora vede che la strada che ho sempre sognato e seguito, e che non ho mai mollato, ha prevalso su tutto, quindi è felice per me”. I colleghi di fabbrica? “Ogni tanto passo a salutarli. Gli ho portato la maglietta e quando hanno sentito che andavo in Serie A col Crotone sono stati tutti strafelici per me”.
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- andrea nalini
Fonte: Repubblica