IL GRUPPO E ITURBE – Il tecnico vuole ovviamente concentrarsi sul lavoro di squadra ma non si risparmia quando c’è da parlare di Juan Manuel Iturbe, accolto dagli applausi del pubblico nonostante l’approccio deludente in giallorosso e i sei mesi in prestito al Bournemouth. “Mi fa molto piacere l’accoglienza che hanno riservato a Juan, i ragazzi devono subito capire che loro sono i calciatori della Roma, quelli che fanno la differenza e tirano il calesse. Attraverso le performance, il carattere e la forza mentale è possibile fare delle buone cose”. Il primo grande impegno, per la Roma, sarà il preliminare di Champions League: Spalletti non vuole lasciare nulla al caso. “Gli ingredienti ci sono, abbiamo una buona squadra e sono praticamente tutti a disposizione”.
L’IMPORTANZA DEL RITIRO – Il lavoro a Pinzolo sarà seguito dall’ormai tradizionale tournée americana ma Spalletti, almeno per ora, si sofferma sul sostegno dei tifosi: “Non ero più abituato a tutta questa gente, era un po’ di tempo che non facevo un ritiro nelle nostre montagne. Ho visto un grande entusiasmo, tanta partecipazione emotiva: sono regole importanti per partire bene. Poi ci sono tutte le cose di cui abbiamo bisogno a bordo campo per fare un buon allenamento, tra queste anche un bel manto erboso. Il gruppo sta bene, la cosa fondamentale è che nessuno si faccia male e che si inizi bene per poter creare un’elasticità muscolare per poter fare le cose ad alto ritmo. C’è un’impostazione diversa rispetto al passato in queste preparazioni, ormai nei primi sette giorni non si fanno più le lunghe distanze ma cose più pratiche: distanze brevi, esercitazioni con la palla, partitine. Le nuove metodologie di preparazione ti permettono di essere pronto prima”.
GERSON: VOGLIO LASCIARE IL SEGNO – In conferenza stampa si presenta invece Gerson, uno dei più attesi nel ritiro giallorosso: “Ho scelto la Roma perché è una grande squadra come il Barcellona, era la destinazione migliore per me: arrivo in un club che quando inizia una competizione lo fa per arrivare fino in fondo. Sono pronto a dare il meglio, aiutando i compagni con e senza palla: so che il gioco in Europa è diverso dal Brasile. Arrivo in una piazza che ha grande tradizione con i calciatori brasiliani, penso a Falcao che ha fatto la storia di questo club, anche se non l’ho mai visto giocare essendo molto giovane”. L’ex Fluminense si presenta anche dal punto di vista tecnico: “Sono un centrocampista, mi piace offrire assist ai miei compagni e arrivare al tiro da fuori area. Ringrazio chi mi considera uno dei migliori talenti del mondo, comporta grandi responsabilità ma sono pronto, e devo dire grazie anche ai compagni per l’accoglienza”.
LA 10 E SABATINI – Ovviamente, Gerson non potrà indossare quella maglia numero 10 che gli era stata spedita durante le lunghe trattative per convincerlo ad accettare la Roma. “Era un regalo, che ho scartato e accettato volentieri, con la felicità massima nel riceverla. La maglia con il numero di uno dei migliori giocatori europei e del mondo: a qualunque calciatore avrebbe fatto piacere riceverla per poi mostrarla al mondo. Sabatini ha fatto di tutto per portarmi alla Roma, farò il massimo per non deluderlo. Ho scelto il numero 30 perché è stato quello del mio esordio a 17 anni”. Inevitabile la domanda sul padre, che ha giocato un ruolo essenziale nel ritorno in Brasile a gennaio, quando la Roma avrebbe preferito parcheggiarlo in prestito in una squadra di Serie A. “I rapporti con mio padre non potrebbero essere migliori, ci parliamo molto e sa ascoltarmi. Dopo i colloqui con la dirigenza della Roma abbiamo ritenuto che il rientro in Brasile fosse la scelta migliore, ora sono tornato qui per restare”.
as roma
- Protagonisti:
- luciano spalletti
- Gerson
Fonte: Repubblica