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Fiorentina, Pasqual saluta: ”Sousa non mi ha più voluto”

FIRENZE – Undici anni vissuti da protagonista con la maglia della Fiorentina. Qualcosa come 356 presenze, molte delle quali con la fascia da capitano al braccio. La gara interna col Palermo è stata la sua ultima dal suo arrivo nel 2005: Manuel Pasqual ha già salutato il pubblico fiorentino, con un lungo applauso sotto al curva Fiesole e quelle lacrime in zona mista che rimarranno impresse nella memoria di tutti i tifosi. Eppure ha voluto salutare un’ultima volta la città e la tifoseria che in questi anni si sono affezionati all’uomo immagine della famiglia Della Valle. Si presenta in sala stampa in borghese, con una maglia con scritto “Grazie”. 

“Ringrazio la famiglia Della Valle – dichiara Pasqual – che mi ha permesso di giocare a pallone, uno dei lavori più belli del mondo, in una città bellissima dove sono nati i miei figli. Ringrazio la città con i loro tifosi perché domenica 8 maggio è stata una giornata particolare: mi aspettavo un saluto ma non un casino così. Un colpo allo stomaco e al cuore: pensavo di aver seminato bene ma un tributo così mi ha emozionato. Tutti mi fermano per strada chiamandomi “capitano”. Ho un unico rimpianto, quello di non poter dire di aver fatto tutta la carriera nella Fiorentina. Ci tenevo. Purtroppo non sono riuscito a vincere niente, specie quando arrivi in finale di coppa Italia o semifinale di Europa League: il fatto di non aver vinto un po’ mi turba. E’ il mio grande rammarico ma vado via da vincente perché sono entrato nel cuore della gente: per questo me ne vado a testa alta e col sorriso. Ringrazio tutti i compagni di squadra che dal 2005 a oggi si sono susseguiti, con molti di questi ho un buon rapporto: tutti mi hanno dato qualcosa. Colgo l’occasione anche per fare un saluto a Luca Toni, che ha deciso di smettere. Mi spiace perché faceva gol e ha vinto tutto quel che un giocatore poteva. Un grande che lascia il calcio”. 

Perché non hai deciso di continuare insieme alla società?
“Nel calcio di oggi i giocatori non rimangono solo per il volere della società. Sarei rimasto, speravo di poter terminare qui la mia avventura. L’anno scorso avevo trovato poco spazio e verso ottobre non ero contento: volevo giocare e mi sentivo bene. Il reparto tecnico mi aveva detto che se non fossi stato contento, avrebbero trovato una soluzione: c’era una squadra interessata ma Della Valle si impuntò e decise che dovevo rimanere qui. E di fronte a questo io ho sentito grande stima da parte della persona più importante. Poi però forse anche lui l’ha capito: non ho la presunzione di giocare sempre e ho accettato di poter fare alcune partite. Però non volevo essere un peso: Della Valle mi ha comunicato che non rientravo più nel progetto tecnico della Fiorentina. Mi ha abbracciato, ringraziato e mi dispiace perché non so chi abbia preso questa decisione. Che non mi sia stata detta in faccia, questo mi dispiace. Lui non c’entra niente”. 

Qual è il ricordo più bello di questi 11 anni in viola?
“Ce ne sono tanti. Dal primo anno e la nazionale alla prima qualificazione in Champions. Forse l’immagine più bella è quella del gol in semifinale contro l’Udinese in coppa Italia, con l’abbraccio dei tifosi”.

Perché ti è stata tolta la fascia da capitano?
“Mi è stata ridata per festeggiare la 350 esima gara in viola e per l’ultima partita disputata. Come non mi è stata data comunicazione quando mi hanno tolto la fascia, così non mi è stato detto niente fino a prima dell’ultima volta. E’ stato l’allenatore a decidere, dunque è meglio chiederlo a lui. Credo che un capitano debba rappresentare la propria squadra e anche la tifoseria: ero convinto di essere l’uomo giusto, spero non mi sia stata tolta per il mio carattere del quale vado fiero. Ho sempre detto tutto in faccia, dal presidente in giù”. 

Qual è il tuo messaggio a Sousa e a Gonzalo, capitano di oggi?
“Non voglio dare consigli. Meglio guardare e prendere qualcosa di positivo dai capitani che sono passati da qui. Gonzalo è consapevole di cosa voglia dire essere capitano, specie rapportato al numero uno dei capitani come Giancarlo Antognoni. Spero che Astori possa prendere il mio numero, è il mio erede. Quando hanno chiesto all’allenatore chi abbia preso la decisione, è stata spostata al presidente Cognigni. Mi spiace che se è stata una sua decisione (di Sousa, ndr), non me l’abbia detto. Spero possa riuscire a far bene con questa squadra, che dal prossimo anno avrà un tifoso in più”. 

Che Fiorentina lasci? Troppi malumori tra società e tifosi? 
“Ho detto l’anno scorso che sarebbe stato difficile fare meglio dei tre anni precedenti. Quarto posto, finale coppa Italia, semifinale Europa League: non è facile ripetersi. Quando però esci dalla coppa Italia col Carpi, puoi fare mea culpa perché potevamo fare meglio sicuramente. Lascio una base solida, dei “vecchi”, con una proprietà sana: poi sicuramente la società sarà brava ad alzare il livello di qualità con nuovi innesti. Non è una società come il Parma di turno, dove poi si chiude il bandone. Ma è giusto che il tifoso chieda qualcosa in più alla società, sempre”. 

E’ soltanto un arrivederci? Tornerai come dirigente?
“Spero possa tornare a lavorare per questa società, col mio bagaglio tecnico ed extra calcistico. Però ancora mi vedo come giocatore, non ho nessun obiettivo. Spero sia un arrivederci perché mi piacerebbe lavorare per una società sana e seria come la Fiorentina. Se il presidente mi richiamasse, non potrei dire di no”. 

C’è stato un contatto con l’Empoli? Andare all’estero?
“No nulla perché ho saputo di dover lasciare la Fiorentina soltanto dieci giorni fa. Non mi sono mosso perché speravo di poter continuare qui: poi ancora le varie società in Serie A hanno un po’ di casini e non so quali potranno essere gli allenatori. Vaglierò tutte le ipotesi e le offerte, spero di non dover stare fermo fino al 30 agosto. Non escludo l’estero, voglio valutare tutto”. 

Come hai comunicato questa situazione ai tuoi figli?
“E’ stata la cosa più dura, specie dirlo a quello più grande di sette anni. Che

Fonte: Repubblica

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