Milan, Diego Lopez: “Mihajlovic una delusione, Brocchi ha bisogno di tempo”
Diego Lopez MADRID – Tra poco più di due settimane il “suo” Real Madrid giocherà a San Siro la finale di Champions, e anche se Diego Lopez l’ultima partita al Meazza l’ha giocata lo scorso ottobre, è logico che la stampa spagnola chieda al portiere che faceva parte del gruppo che vinse la “decima” per i Blancos chi, delle due squadre di Madrid, veda come favorita per la vittoria nello stadio che da due anni è diventata la sua casa. “È una delle occasioni più difficili per scegliere un favorito – ammette Diego Lope, – Direi che Real e Atletico hanno entrambe il 50% di possibilità di vincere la coppa.”
IL RISPETTO DI SINISA – In una lunga intervista rilasciata a Marca, il portiere del Milan non si tira indietro davanti a nessuna delle domande che gli vengono poste, soprattutto quando deve spiegare come ha perso il posto di titolare nei confronti del giovane 17enne Donnarumma. “Gianluigi merita di essere titolare – ammette l’ex portiere del Real – Ma è anche vero che il comportamento di Mihajlovic mi ha sorpreso, ha fatto molte cose strane nei miei confronti, poi è arrivato il mio infortunio al ginocchio e il ragazzo ha fatto molto bene in campo”. Pur elogiando Donnarumma, Lopez attacca Mihajlovic senza mezze misure. “C’è stato qualcosa di strano non so perché – spiega – Una volta dopo venti minuti di partita, per non aver giocato un pallone corto, l’allenatore fece scaldare un altro portiere; in un’altra occasione, dopo aver subito un gol, si mise a fare gestacci verso la panchina. Mi ha mancato di rispetto e non so quale fosse il suo interesse nel farlo, so che dietro il suo atteggiamento nei miei confronti c’era qualcosa di strano. Nel calcio le cose vanno e vengono, però io non mancherò mai di rispetto a nessuno”.
LA CRISI DEL MILAN – Analizzando la sua esperienza al Milan Diego Lopez cerca di fare un’analisi precisa dei suoi due anni in rossonero, e non risparmia critiche ai dirigenti. “La prima stagione è stato un anno di transizione. Avevamo un allenatore inesperto come Pippo Inzaghi, con il cambio di tecnico e l’arrivo di Mihajlovic sembrava che potessimo fare di più, ma le cose sono finite come sappiamo. Nello spogliatoio si sono vissute situazioni molto strane e qualche nuovo acquisto non è andato come sperato. Credo che ci siano stati errori di pianificazione fin dal principio”. E ora è la volta di Brocchi: “È giovane e gli piace che si giochi bene al calcio, però ha bisogno di tempo per poter raggiungere il suo obiettivo”. Dall’alto della sua esperienza cerca di spiegare il “fenomeno” Balotelli. “Mario è un bravo ragazzo e ha un gran cuore, ma sembra che non abbia ancora capito bene il mondo del calcio”.
“UN ERRORE LASCIARE MADRID” – Nel Real Madrid, quando l’allenatore era José Mourinho, Diego Lopez aveva portato via il posto di titolare nientemeno che a Iker Casillas, poi la tappa di Ancelotti, l’arrivo di Keylor Navas e il suo passaggio al Milan, una scelta che, in qualche modo, il portiere di Lugo rimpiange: “Sarei potuto restare, è vero – ammette – ma non ci voleva molto a capire che me ne sarei dovuto andare. Quando arrivò Keylor con Iker eravamo tre portieri, mi chiamarono e mi dissero che ne servivano solo due. Il Milan mi permetteva di migliorarmi ed era una buona scelta anche per la mia famiglia. Un anno dopo devo ammettere che ho pensato che forse mi ero sbagliato, ma la prima stagione in Italia per me è stata molto positiva. Se dico che è stato un errore andare via dal Real è perché è difficile lasciare la migliore squadra del mondo quando si è titolari”.
ADDIO ALLA NAZIONALE – Diego Lopez non sa ancora se resterà a Milano anche per la prossima stagione, “Ho ancora due anni di contratto ma non chiudo nessuna porta, – ammette il portiere rossonero, – Mi dispiacerebbe finera la mia carriera senza aver giocato in Premier, però ho 34 anni e il tempo sta per finire.” Una certezza per Lopez è che la porta della nazionale spagnola, dove per altro ha giocato solo gli scampoli di un’amichevole, per lui è definitivamente chiusa. “La mia esperienza con la Nazionale è stata una delusione, – ammette, – Sono stato convocato a ogni raduno per un anno e mezzo, poi, una settimana prima di andare al Mondiale del Brasile sono stato lasciato fuori con una chiamata qualche minuto prima che comunicassero la lista definitiva dei convocati. Credo che le cose si sarebbero potute fare in maniera diversa. Ora non ci penso più. Potevo avere qualche speranza quando giocavo titolare nel Real, ma ormai per me è un capitolo definitivamente chiuso.”
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Fonte: Repubblica