Cantone: “Higuain, 4 turni sono un regalo alla Juve. Deve rientrare contro la Roma” I
Ce n’è per tutti i gusti: basta farsi un giro sul web, perdersi nel confronto serrato tra fazioni, restare anche un po’ storditi dai toni, tutt’altro che concilianti, che trasformano il mondo virtuale nel caos reale. Se ne sentono, eccome, d’ogni genere e specie, e non sempre sono tesi condite di gusto: è l’universo-calcio che dà fuori di testa, che si contrappone colpendo di striscio o mirando dritto al petto, evitando soprattutto le carinerie. E’ (ormai) tutti contro tutti, perché gli argomenti di discussione (e di divisione) non mancano mai ed i fiammiferi da lanciare nelle taniche si sprecano, non finiscono mai in off-side. Ma ognuno ha un suo stile e Raffaele Cantone è la figura alta, rassicurante che concentra in sé le qualità morali di cui questo Paese sente d’aver bisogno, pure nel calcio: magistrato (in aspettativa), però anche scrittore (è del 2012 il suo libro «Football clan», tanto per mettere il dito nelle piaghe) e, innanzitutto, adesso, presidente dell’Autorità nazionale anti corruzione. Raffaele Cantone è l’espressione elevata, vien da dire e senza il rischio d’essere smentiti un’eccellenza, che svestito della toga e senz’incarichi ha una sua «normalità», perché Cantone è tifoso di calcio, del Napoli, che sulla baraonda, nel frastuono scatenatosi dopo Udinese, ha sparso un pizzico di leggerezza, arricchita da ironia, chiacchierando con Giovanni Minoli a Mix24, su Radio 24. «Beh, quattro giornate per Higuain sono troppe: io ne avrei date due. Ma ce lo devono restituire con la Roma».
Non c’è (assolutamente) bisogno d’urlare, per farsi sentire; né di esasperare (ulteriormente) il clima, con frasi ad effetto: basta rifugiarsi nella analisi disincantata e lasciarsi guidare dalla serenità, sorridendo, sdrammatizzando, scivolando lievi al di là del baccano, mostrando la propria coscienza civile (e anche critica), che non ha bisogno d’esasperazioni ma di moderazione e delle parole giuste usate con i toni ideali per svelenire questo clima che Cantone (già) ripulisce a modo suo, distribuendo le proprie riflessioni condite dalla limpidezza che aiuta. «Io non sono un tifoso accanito, ma sono molto tifoso del Napoli. Higuain è un grande campione e da grande campione si deve comportare: è vero, ha sbagliato, ma a me, tra l’altro, sembra che questo ragazzo sia sempre stato un esempio positivo. E con la Roma ce lo devono ridare». Eccolo qua, il rigurgito, però sempre elegante, del senso d’appartenenza: ma s’avverte con la delicatezza di chi è uomo di giustizia, e di buon senso, della statura di un (anti) personaggio che non occulta la propria «debolezza» però non ne fa uso. E’ quel sussurro «con la Roma ce lo devono ridare», sembra quasi un soffio, comunque una intonazione non dolorosa, né ribelle (ovviamente): sa di sollecitazione amorosa (del tifoso, che non intende sovrastare il magistrato) ed anche di divertita provocazione con Minoli, che è tifoso juventino: «E questo non mi fa piacere, anche perché ha avuto in regalo la squalifica di Higuain».
fonte: corrieredellosport