Blasi, ex Napoli, dall’India all’Ischia: “Ho ancora voglia di divertirmi”
Dai monsoni dell’India al Golfo di Napoli: l’ultima sfida di Manuele Blasi si chiama Ischia Isolaverde. A trentacinque anni suonati, il centrocampista ex Juve e Napoli ha scelto di mettersi in gioco, ancora una volta. Senza pensarci troppo. “Del resto la mia carriera – spiega, al termine del primo allenamento con la nuova maglia – è un susseguirsi di sfide, una dopo l’altra: avevo e ho voglia di divertirmi. Non era il momento di smettere. E l’Ischia mi ha fortemente voluto”.
Arriva sull’isola per dare man forte nella missione salvezza in Lega Pro: la squadra, che ha di recente cambiato allenatore (Nello Di Costanzo è subentrato a Dino Bitetto), è terz’ultima nel girone C, con 17 punti. L’obiettivo sarebbe quello di scongiurare i playout.
“E io ho accettato la proposta perché voglio dare il mio contributo. Potevo restare a casa a dedicarmi alla famiglia (abita a Napoli, n.d.r.), ma ho preferito assecondare una passione che è ancora viva. E, perché no, togliermi qualche sassolino dalla scarpa. Dribblando l’anagrafe e calandomi in una realtà nuova, quella della vecchia serie C”.
Il suo acquisto, insieme a quello di un altro ex Napoli, Giorgio Di Vicino, ha dato nuovi stimoli alla piazza. “Conosco bene Ischia, che ho sempre apprezzato nelle mie vacanze estive: la scorsa estate abbiamo anche messo su una partitella, con Franco Brienza e altri amici isolani. – racconta Blasi – Stavolta, naturalmente, l’approccio sarà differente”.
Blasi è reduce da un’esperienza nel calcio indiano: con la maglie del Chennaiyin, allenata da Marco Materazzi, ha vinto l’Indian Super League. “E’ stata una parentesi bellissima, soprattutto dal punto di vista umano. Una di quelle esperienze che ti fanno prendere coscienza di come e quanto noi occidentali ci lamentiamo di cose inutili, superflue. In un paese ricco di contrasti ho visto sorridere persone ridotte alle miseria. Quanto al calcio – prosegue – è seguitissimo e in netta crescita: dopo il cricket, è lo sport più apprezzato. Gli stadi sono sempre pieni, fino a 50 mila persone per una partita di cartello. Noi avevamo, in media, un pubblico di 25 mila persone. Che ha dovuto rinunciare a vederci giocare nella semifinale perché l’arrivo dei monsoni ci ha costretti a giocare altrove”.
E dal suo osservatorio partenopeo, Blasi guarda con interesse oggi il duello tra Napoli e Juve, che si contendono lo scudetto. Due maglie che il centrocampista ha indossato (69 presenze in A con gli azzurri, 40 invece nella Juve di Capello), nella fase più intensa della sua carriera. “Ma il mio cuore – confessa – è napoletano. Mia moglie è di Napoli. E allora spero che il campionato lo vinca il Napoli, anche per toccare con mano lo splendido entusiasmo della città. Certo – prosegue – sappiamo che è dura. So quale sia la mentalità della Juve, abituata a ogni tipo di pressione. Ma questo è un Napoli forte: amici calciatori mi avevano garantito su Sarri, grande allenatore e ottimo motivatore. E allora dico che gli azzurri hanno tutte le carte in regola per vincere il campionato”.
Lui farà la spola tra la città e Ischia, l’ultima tappa di una carriera con molte luci e qualche ombra: “Rimpianti? Nessuno in particolare. Potevo riflettere di più su alcune scelte, ma ho sempre dato il massimo. In ogni allenamento, in ogni partita. Forse, ecco, ho parlato troppo. Denunciando quel che non ritenevo giusto. Il calcio non te lo perdona: premia i diplomatici, penalizza gli istintivi”.
Potrebbe esordire sabato allo stadio “Mazzella”: di fronte ci sarà il Catania, il blasone dell’avversario rimanda ai trascorsi in serie A: “E’ più di un mese che non gioco, ma sto bene. Gli anni sono passati, ma la testa è sempre la stessa. Quella di un guerriero”. Che non vuole saperne di deporre le armi.
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