Francesco Serao, commercialista, con il Napoli ha vinto uno scudetto e una supercoppa con la guida tecnica di Albertino Bigon. Era vicepresidente operativo del club di Ferlaino e fu mandato via nel 1993, quando gli venne contestata una – a suo dire – strana incompatibilità finanziaria.
Relativa ai bilanci?
«Sì, più o meno. Ero revisore dei conti del Comune che fittava lo stadio al Napoli e nella qualità di vicepresidente controllavo i conti del club. Ci rimasi male, ma con il senno di poi, dico che il mondo del calcio è fatto di tante stranezze. Meglio stare fuori e godersi la squadra da tifoso. Oggi mi sembra che tutti quanti stiamo assaporando le stesse soddisfazioni di ventisei anni fa. E’ l’anno giusto».
Si è fatto un’idea dell’inchiesta sui presunti illeciti tributari che ha travolto diverse società di calcio tra cui il Napoli?
«Più o meno. Ma francamente leggendo certe cifre e il meccanismo sul quali la magistratura ha focalizzato l’attenzione, credo che tutto quanto si risolverà in una bolla di sapone. È una riflessione che faccio da osservatore esterno. Ma, immaginare che il presidente De Laurentiis avrebbe evaso il fisco per ottomila euro, vi viene da sorridere. Anche gli altri presidenti non mi sembra che siano coinvolti con chissà quali cifre. Piuttosto bisognerà focalizzare l’attenzione sui procuratori».
In che senso?
«Ce ne sono alcuni che gestiscono cifre molto importanti e per le strane leggi del calcio, è facilissimo trovare le deviazioni cosiddette illecite. Per quanto riguarda i club, e quindi, anche il Napoli credo che allo stato manchi la cosa eclatante».
Si riferisce ai paradisi fiscali esteri?
«Esattamente. Comprare un giocatore in Sudamerica, pagandolo di più della cifra realmente registrata, può significare che inviando la somma oltreoceano, ci sarà chi provvederà a depositare la differenza su conti correnti esteri. Difficilissimo da provare. Ed è per ora un illecito che non mi pare sia agli atti, a carico dei club».
Il Napoli può rischiare dal punto di vista sportivo?
«Assolutamente. C’è la violazione del codice deontologico e quindi eventualmente una multa della federazione».
E’ cambiato il calcio negli ultimi dieci anni?
«Le società sono diventate Spa e sono per lo più gestite da imprenditori e non da presidenti tifosi. Ma il calcio continua ad essere un mondo a parte, dove la giustizia sportiva si sostituisce a quella penale anche per fatti che invece avrebbero tutt’altra rilevanza. Le società sono aziende ma come aziende di calcio non devono osservare le regole che valgono invece per tutte le altre imprese. Eppure il business che ruota attorno al calcio si è triplicato».
Un esempio.
«I diritti televisivi hanno stravolto l’idea di società sportiva. Ci troviamo di fronte a colossi imprenditoriali. Nel caso del Napoli devo però dire che finora il club è stato gestito in maniera esemplare dal punto di vista finanziario. E torno all’inchiesta».
Ci dica.
«Se De Laurentiis avesse evaso il fisco per ottomila euro, praticamente una fattura, sarebbe un rubagalline. E non posso mai credere a ciò».
corrieredelmezzogiorno