Canovi, che effetto fa a un agente del calcio leggere di un’inchiesta che punta l’indice sui suoi colleghi, oltre che su club di vertice e calciatori, tirando in ballo trasferimenti e rinnovi di contratto?
“Dell’inchiesta già sapevamo, non ci ho visto nulla di nuovo rispetto ai fatti del 2013. Mi sembra però che ci sia più attenzione nei confronti degli agenti che delle società: per i club si parla di cifre quasi ridicole, 8 mila euro e spicci il Napoli, 30mila il Genoa. Qui il problema nasce proprio dai procuratori. Mi fa effetto semmai che si muova la procura di Napoli, mentre la Federazione, che spesso queste cose le sa, rimane immobile. Inchieste simili escono sempre da organi di giustizia ordinaria, mai sportiva”.
La figura degli agenti viene sporcata però più delle altre da quest’ultima indagine.
“Certo e dispiace, fino a qualche anno fa non c’erano mai stati scandali in cui erano coinvolti agenti, ora iniziamo anche noi, o meglio alcuni di noi. E mi preoccupa la modifica del settore. Ora che non esiste più la lista Fifa è più difficile non solo fare rispettare le regole, ma anche avere regolamenti più restrittivi. La liberalizzazione non consente controlli più specifici, anzi, basta depositare un mandato e nessuno ti chiede più come e perché rappresenti un atleta”.
A proposito di procuratori, i nomi finiti nella rete sono quelli di Alessandro Moggi e altri membri della fu Gea: è soltanto un caso?
“Il lupo perde il pelo ma non il vizio. In questo caso al massimo il vizio lo cambia. Il padre di uno dei personaggi coinvolti diceva abitualmente: “così fan tutti”, e in questo caso la logica applicata dai miei colleghi coinvolti mi pare la stessa. Controllate i nomi di questa inchiesta e quelli delle precedenti. Sono sempre gli stessi, o quasi. Ma ribadisco, non è solo un tribunale o una procura della Repubblica che deve far rispettare le regole. Lega e Federazione in particolare devono vigilare, eppure mi pare che anche stavolta siano rimaste a guardare”.
In ogni caso in molti casi il sistema contestato ha visto coinvolti agenti argentini: c’è un motivo specifico?
“Semplicemente, gli unici che hanno facilità a fare un certo tipo di “giochi” sono gli agenti stranieri, e quasi tutti sudamericani. Secondo me non è escluso che ne possano essere svelati altri simili, in futuro. Parlo in via ipotetica, non perché sappia qualcosa ma perché il sistema non è pronta a sviluppare anticorpi per evitarlo”. calcio
- Protagonisti:
- simone canovi
- alessandro moggi
Fonte: Repubblica