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Gonzalo Higuain, l’extraterrestre

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20 gol in 20 giornate. Basterebbe dire solo questo per spiegare tutto. Ogni altra parola potrebbe apparire come inutile, futile e superflua. Ma se si vuole descrivere Gonzalo Higuain si deve provare ad andare fino in fondo, a guardare oltre il semplice pallone che gonfia la rete. Perché l’attaccante argentino è il vero trascinatore del Napoli primo in classifica e campione d’inverno. E non solo per i gol, ma per il carattere, la voglia, la determinazione, la fame e la personalità che mette in campo in ogni singola sfida, anche in quelle che, quantomeno sulla carta, contano di meno, visto il livello e l’appeal degli avversari. Si può tranquillamente dire che il Pipita si è caricato sulle spalle non solo la squadra, ma un’intera città, che con lui sogna ad occhi aperti un qualcosa che manca da troppo tempo, precisamente da ben 25 anni. Inutile dire di cosa stiamo parlando. E’ fin troppo chiaro e fin troppo palese.

Sembra davvero lontano quel 31 maggio, quel Napoli-Lazio 2-4, quella doppietta, ma anche quell’errore dagli undici metri che lanciò i biancocelesti nei preliminari di Champions League. Higuain è come rinato, grazie anche al grande lavoro di Maurizio Sarri. Ormai per lui si sprecano aggettivi ed epiteti: mostro, fenomeno, extraterrestre, marziano e chi più ne ha più ne metta. Il bomber degli azzurri in questa stagione è rimasto a secco solo in 7 partite. Ma ciò che più colpisce è il vantaggio rispetto a chi occupa la seconda posizione della classifica marcatori, ossia Paulo Dybala: 20 reti contro 11, un distacco di ben 9 marcature. Un abisso se si pensa a che punto siamo dell’annata. Altro dato che spiega la forza e la meravigliosa condizione di Gonzalo Higuain è la media gol: 1 a partita. Una rete ogni 85 minuti, se si vuole essere un po’ più precisi. Riesce a tenergli leggermente testa solo Leonardo Pavoletti del Genoa (0,77). Per il resto, sembra esserci un distacco quasi imbarazzante con le altre punte della nostra Serie A, per quanto esse si chiamano Bacca, Icardi, Dybala, Mandzukic ed Eder, giusto per fare qualche nome altisonante.

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Per tali motivi non deve assolutamente stupire il fatto che per gli addetti ai lavori la sua incoronazione a capocannoniere a fine stagione è praticamente una formalità. Come se la cosa apparisse praticamente scontata e ovvia. E allora ci si concentra sui record che potrebbero essere battuti. C’è quello dello svedese Gunnar Nordahl, che nel lontano 1949/1950 segnò la bellezza di 35 gol. Ci è andato molto vicino Luca Toni, che nel 2005/2006, con la maglia della Fiorentina, superò la soglia dei trenta. Ora tocca al Pipita provarci. Di certo, se il rendimento dovesse continuare ad essere di questo livello, la sensazione è che possa riuscirci ed anche abbastanza nettamente. Anche se il principale obiettivo rimane sempre e solo uno. Quale? Far cantare e saltare di gioia un popolo che lo acclama, lo adora e lo ama alla follia. Higuain come Maradona? Forse il paragone è un po’ forzato. Ma chissà che il trofeo alzato al cielo non possa essere lo stesso.

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