Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ha rilasciato un’intervista a Il Corriere dello Sport, parlando anche della lotta scudetto: “Scudetto? Favorita l’Inter, se poi volete fare quella congiunzione che una volta si usava, Inter-Napoli, ma non mi sembra tornare al passato. La squadra nerazzurra è quadrata con un allenatore come Mancini che fa della cortesia, del savoir faire, e dell’educazione, la sua cultura. Questo serve a dare serenità allo spogliatoio, perchè tra mille dubbi nascono le certezze. L’Inter non fa le coppe e quindi gioca una volta a settimana. Al massimo avrà la Coppa Italia, ma non le gare europee“.
“La Juventus non è da parte nella corsa scudetto, la Roma, invece, è fortissima e risponderà al meglio quando troverà una quadratura all’interno della società. Mentre la Lazio fatica, però, laFiorentina è una bellissima squadra con un allenatore entusiasta di stare a Firenze e questo porta a dare il massimo” – afferma, prima di passare a parlare dei proprietari delle squadre di Serie A– “L’industria del calcio non prescinde da chi è a capo. Non è una questione di dimensione globale o provinciale. Si gioca tre volte a settimana e possono sorgere sempre delle problematiche. Non si può essere assenti: io, ad esempio, lascio mio figlio fisso a Napoli perchè ci sono molte cose da fare. Non è questione di diversità, ognuno decide di entrare nel mondo del calcio a modo suo. Quando si parla di squadre come Roma, Inter, Napoli, Juve e Milan, si parla di squadre che hanno grandi città alle spalle che pretendono risultati. Le città vanno conosciut e vissute e, le tifoserie, capite. Se io vivessi lontano e i miei figli a Napoli, sarei tranquillo, cosa che non sarei se a seguire la squadra ci fossero dei miei collaboratori, seppur bravi. Gli umori che ti fanno prevedere sereno e tempesta li vivi nella quotidianità“.
In conclusione, una battuta sull’ex allenatore di Napoli e Inter, Rafa Benitez, ora alla guida del Real Madrid: “E’ un uomo che conosce bene il calcio e lo imposta sulla base della sua esperienza inglese, ma non è riuscito a calarsi in altre realtà ambientali con la stessa capacità. Il problema degli allenatori è che valorizzano un giocatore da 6 portandolo a 10 e magari trascurano uno da 10“.
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