AMARCORD – Il Bentegodi spesso terreno fertile per il Napoli
Il Napoli, nella scorsa stagione, è stato tormentato da alcuni black-out che nel bilancio finale si sono rivelati catastrofici. Uno di questi si è verificato il 15 marzo 2015 a Verona con la vittoria 2-0 degli scaligeri. Toni mattatore unico ma non senza una grossa mano dalla difesa azzurra; soprattutto nella prima marcatura al 7° dove il bomber si è fatto beffe, quasi in un colpo solo, di Inler, Britos e Andujar. Il raddoppio, al 51°, è stato una classica azione di contropiede con Hallfreðsson che, dopo aver imperversato sulla fascia sinistra, metteva al centro per Toni che in corsa (ri)batteva Andujar. Reazione del Napoli solo nella ripresa con una paratissima di Benussi su tiro di Inler dalla distanza ed un palo di Gabbiadini.
Tra le cause della disfatta, con il senno di ora, anche il folle turnover di Benitez che ha schierato Zapata lasciando in panchina Higuaìn…
Il Bentegodi per molti anni è stato terreno fertile; l’ultima sconfitta risaliva al 14 gennaio 2001 (Napoli avanti con Bellucci e ribaltato da Mutu e Adailton). Da allora, tenendo conto che le due squadre non si sono incontrate tutti gli anni, il Napoli ha sempre conquistato punti. Come l’ultima vittoria, il rotondo 3-0 del 12 gennaio 2014 con le reti di Mertens, Insigne e Dzemaili.
“Vecchie favole di un’epoca un po’ più in là” sono le parole di una canzone scritta in riva all’Adige che riporta la memoria al Verona-Napoli della giornata d’esordio del campionato 1984-85, molto importante per le due compagini. Per il Napoli fu il primo anno in Serie A di Diego Armando Maradona, per il Verona fu il campionato che lo laureò campione d’Italia. I veneti schieravano, tra gli altri, Garella, che vincerà il Tricolore anche con la maglia del Napoli, i centrocampisti Di Gennaro, oggi commentatore SKY, e Fanna, in attacco Nanu Galderisi. In panchina Osvaldo Bagnoli, uomo di poche parole ma molti fatti.
Come per Maradona in azzurro, in gialloblù esordirono il roccioso difensore teutonico Hans Peter Briegel e l’attaccante danese Preben Elkjær Larsen; gli azzurri prime vittime della squadra che in quel campionato fu un vero e proprio schiacciasassi. Risultato senza storie: 3-1. Briegel, calzettoni sempre abbassati, svettò di testa su corner di Fanna. Il 2-0 pochi minuti dopo: azione da manuale e Castellini nulla poté sul tocco vincente di Galderisi. Nella ripresa, dopo l’illusione per un diagonale vincente di Bertoni, il 3-1 di Di Gennaro che mandò in rete di testa su una punizione-corner. Maradona al suo esordio non combinò granché: Briegel, oltre al gol, si esibì in una perfetta marcatura sull’argentino.
Ben diversa la musica l’anno dopo: 23 febbraio 1986, ancora quattro reti ma due per parte. Maradona segnò la doppietta, uno su rigore, che permise al Napoli di rimontare il doppio svantaggio di Sacchetti e Galderisi. Il Verona non era più quello dello scudetto, tuttavia il 12 aprile 1987, Domenica delle Palme, l’undici veneto sgambettò malamente il Ciuccio lanciato verso il primo storico scudetto. Primo tempo, e risultato finale, 3-0: vantaggio di Pacione, autogol di Sola e tris di Elkjær su rigore. Dopo l’1-1 della stagione 1987-88, due successi partenopei: l’11 dicembre’88 fu Crippa a firmare la vittoria per 1-0, il 10 settembre 1989 andarono in gol Mauro e Careca, su rigore, prima del gol della bandiera di Gutierrez. A fine stagione il Napoli vinse il suo secondo titolo, il Verona retrocesse in Serie B.
Poi gli anni 90, tempi difficili per entrambe: l’Hellas Verona fallisce nel ’91, il Napoli si ridimensiona sino alla retrocessione del 1998, vissuta tra mille problemi societari. Quindi un ciclo di incontri in B cominciato con la vittoria dei veneti lanciati verso la A il 6 giugno 1999, 1-0, Marasco, contro un Napoli ancora stordito dalla botta della retrocessione, ed è finito con la vittoria azzurra del 26 maggio 2007, 1-3 (Domizzi, Calaiò, Pulzetti, Dalla Bona) Napoli promosso e Verona retrocesso in C1 dopo i playout.
di Antonio Gagliardi