Zeman: «Equilibrio, 4-3-3 e Higuain: adesso il Napoli è da scudetto»
All’ingresso di quello che definisce “il mio ufficio”, ovvero un bar sulla collina Fleming, lo saluta Nando Orsi. Era il portiere della sua Lazio vent’anni fa. «Mister, ma adesso parli solo francese o tedesco?». La nuova vita di Zdenek Zeman è a Lugano, dove allena una delle dieci squadre del campionato svizzero. Il Lugano, promosso in serie A dopo tredici anni, è ottavo. «Ma retrocede una sola formazione». Bisognerebbe entrare nella testa e nel cuore di quest’uomo – il boemo, il profeta del 4-3-3, il promotore della prima forte campagna contro il doping – per capire perché a 68 anni, dopo l’amara conclusione dell’esperienza a Cagliari, è emigrato oltre confine («Siamo a un passo da Milano: parto da Roma in treno e poi proseguo in auto») e si è rimesso in discussione. Per lui è tutto normale e logico. Si può sintetizzare la sua scelta, come la sua filosofia, in questa dichiarazione: «Mi piace stare in campo». Sembra di capire che conti poco se per allenare Roma, Lazio, Napoli o i ragazzi del Lugano, in quella atmosfera che lo riporta agli inizi degli anni Ottanta, quando dirigeva il Licata, campo piccolo e tanta passione.
Come si trova in Svizzera?
«Sto bene. Sapevo che vi sarebbero stati dei problemi perché la squadra è stata promossa dopo tredici anni. Mi piacciono le cose difficili, ecco perché ho fatto questa scelta. C’è tanto da lavorare, però in un ambiente tranquillo, dove non vi sono intrusioni dall’esterno».
Perché in Italia ce ne sono?
«Penso che lei conosca il calcio italiano».
È vero che erano arrivate altre proposte, anche dall’Italia, dopo quella del Lugano.
«Posso dire che io rispetto la parola data e il presidente di quella società, un abruzzese che vive da quarant’anni in Svizzera, mi aveva contattato da tempo».
Le manca il calcio italiano?
«Lo seguo, perché lo commento alla Domenica Sportiva, ma non mi manca. Ho conosciuto un’altra realtà dove è possibile lavorare senza intrusioni e senza pressioni».
E allora, da opinionista, che pensa di questo campionato con quattro squadre al vertice – Fiorentina, Inter, Roma e Napoli – e con la Juve, dominatrice nelle ultime quattro stagioni, più dietro?
«Il campionato dice questo al momento: è una situazione che potrebbe modificarsi, c’è tempo fino alla fine».
Come spiega questa novità, cosa è successo?
«È successo che tante squadre sentono di potercela fare quest’anno e hanno uno stimolo in più».
Qual è tra le quattro quella che più le piace?
«Il Napoli».
Perché?
«Perché aveva già un notevole potenziale offensivo e quest’anno ha trovato l’equilibrio tra i reparti».
Con il 4-3-3, il modulo zemaniano: il sistema di Sarri è come il suo?
«Non so. Il 4-3-3 non è sempre lo stesso, dipende dalle caratteristiche dei giocatori e dalla loro disposizione in campo. Adesso sono lieto di vedere Hamsik che gioca da mezz’ala, come faceva con me a Brescia: ha ritrovato un ruolo preciso. E mi fa piacere vedere che Insigne sia tornato a fare l’attaccante, anziché giocare da terzino, a inseguire l’avversario».
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