ROMA – Processo alla difesa. Inevitabile, se a sei minuti dal novantesimo conduci 2-4 e senti di aver allungato una mano sulla qualificazione e poi, tre minuti dopo, ti ritrovi a difendere il 4-4. La Roma schizofrenica di Leverkusen trasforma quel punto per cui avrebbe firmato alla vigilia in un’occasione sprecata: tutta colpa di quegli ultimi disastrosi minuti di gara. “Ci siamo abbassati troppo”, ammette sconcertato Garcia, che a malapena riesce a nascondere rabbia e delusione. Ma la sensazione è che l’appuntamento alla BayArena abbia posto l’accento su atteggiamento che fin troppo spesso aveva caratterizzato la Roma in questa stagione: il black out degli ultimi minuti.
CALI MENTALI: GIÀ 5 GOL SUBITI NEL FINALE – Per farsene un’idea, basti tornare con la mente allo scorso 30 agosto: Roma-Juve, giallorossi in vantaggio di due gol e di un uomo. Poi all’87’ segna Dybala, la squadra sparisce e senza un miracolo di Szczesny già quel giorno Bonucci avrebbe firmato un epilogo sovrapponibile a quello di Leverkusen. Con le reti di Kampl e Mehmedi alla BayArena il conto dei gol subiti dalla Roma negli ultimi dieci minuti di gara in questa stagione arriva già a 5. Cinque gol sui diciotto totali incassati quando il cronometro aveva già passato il minuto 80: è successo contro Pogba e soci, ma anche a Genova con la Samp – autogol di Manolas al minuto 85 costato la prima sconfitta stagionale – e poi a Palermo, quando Gonzalez al 91′ ha terrorizzato Garcia, prima che Gervinho restituisse un finale sereno. Più che un problema di natura fisica, la Roma sembra soffrire la tenuta mentale: quando serve difendere e tenere i nervi saldi la squadra impazzisce, concede metri per la paura di farsi trovare scoperta, incapace però poi di proteggersi come vorrebbe. E con Garcia la Roma non aveva mai subito così tanti gol a questo punto dell’anno: 1,6 a partita, mezzo gol ogni gara più di un anno fa.
ERRORI DI MERCATO E SCELTE SBAGLIATE – Inevitabile che sotto accusa finiscano anche le scelte dell’allenatore. L’altalena di decisioni prese da Garcia non ha contribuito a dare stabilità: prima la speranza disattesa di potersi affidare a Castan, poi il tecnico ha dato continuità da centrale a De Rossi salvo rimangiarsi la scelta e lanciare in Germania un Rüdiger fuori condizione dopo 2 infortuni alle ginocchia. Anche Torosidis è finito stritolato nei minuti iniziali e finali, rendendo quasi incomprensibile l’ostinazione nell’escludere un calciatore come Maicon, che le cronache di Trigoria segnalano in ottima condizione. Ma anche il mercato non convince: stanti le difficoltà di Castan e la partenza di Yanga-Mbiwa a fine mercato, alla Roma mancano soluzioni. Un difensore titolare accanto a Manolas, un terzino a destra, visto che il dirottamento di Florenzi più avanti – era facile immaginarselo – pare irreversibile.
PJANIC DA RECORD – Così anche in Germania la squadra ha volatilizzato l’enorme patrimonio di gol che sta costruendo un attacco stellare, capace di girare a quota 28 gol in 11 partite e di mandare a segno 12 calciatori diversi tra campionato e Champions League. Arma in più dell’ultimo mese, Miralem Pjanic: 4 gol nelle ultime 5 partite, uno su azione e gli altri sfruttando il miglior fondamentale di casa, la punizione dal limite. Già infallibile a inizio stagione con la Juve, oggi il bosniaco è il miglior tiratore d’Europa: con 4 centri da fermo ha agganciato Willian del Chelsea, leader europeo della specialità. Oltre a una leadership che in mezzo al campo mancava dall’infortunio di Strootman.
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