Prandelli su Napoli-Fiorentina: il Napoli è qualitativamente superiore alla Fiorentina
L’ottava giornata è andata e la Fiorentina è sempre lì, al primo posto in classifica. 720 minuti di gioco (e che gioco, diciamolo) e la compagine guidata da Sousa rimane lassù: 18 punti e un panorama da ammirare dall’alto della vetta. Nonostante la sconfitta, la viola è uscita a testa alta dal San Paolo, ancor più fiduciosa e conscia delle proprie potenzialità e della compattezza del suo gruppo. La pensa così ancheCesare Prandelli, ex ct della Nazionale italiana ma, soprattutto, ex, indimenticato, allenatore viola, il primo grande tecnico della gestione Della Valle che, dal 2005 al 2010, ha riportato la Fiorentina a dire la sua nel calcio che conta, regalando grandissime soddisfazioni ai cuori viola dopo gli anni difficili del fallimento e della retrocessione. Un terzo e due quarti posti in campionato, tre qualificazioni inChampions League (di fatto due in virtù dei punti di penalizzazione in seguito allo scandalo Calciopoli) e una storia d’amore appassionata con una città, Firenze, che gli è rimasta nel cuore.Fiorentinanews.com lo ha voluto intervistare per fare un bilancio, collettivo e individuale, della squadra rivelazione di questa stagione di Serie A.
Prandelli, la Fiorentina torna da Napoli a bocca asciutta. Ma per il gioco espresso, in un campo così spinoso, si può essere soddisfatti?
“Assolutamente sì, si dev’essere soddisfatti. La Fiorentina si è presentata al San Paolo con la giusta mentalità, mostrando personalità e idea di gioco. Il bel primo tempo viola credo sia una conseguenza della gara contro l’Inter, la viola lo ha giocato sulla scia di quanto fatto a San Siro. Poi il gol di Insigne ha condizionato l’andamento del secondo tempo, anche se va detto che il Napoli è qualitativamente superiore alla Fiorentina. Detto ciò, il gruppo di Sousa torna a casa con la consapevolezza di essere una squadra solida”.
Cresce la considerazione della stampa nazionale per questa squadra, ma che possa vincere lo Scudetto ci credono in pochi..
“Beh, potrebbe essere proprio questa la forza della Fiorentina: una squadra snobbata e poco accreditata per il titolo che poi su qualunque campo vada se la gioca, dimostrando di poter competere con tutti”.
Il gol viola a Napoli porta, ancora una volta, il nome di Kalinic: l’attaccante che ogni allenatore vorrebbe.
“Di punte come lui in Italia ce ne sono poche: è un limite degli attaccanti italiani, di cui spesso si dice che manchino di profondità. Kalinic invece è uno che la profondità l’attacca, anche senza palla. Il calcio italiano ha assolutamente bisogno di lui”.
A farne le spese dell’esplosione del croato è Babacar. La società in estate ha aggiunto degli zeri al suo ingaggio e prolungato il suo contratto, chiaro segno di volerlo mettere al centro del progetto viola. Ma dalla tripletta del croato a San Siro, il senegalese non è più partito titolare. Quando era in Primavera e lei allenava la Fiorentina, disse che secondo lei aveva potenzialità infinite. Come si spodesta uno come Kalinic?
“Le qualità di Khouma le conoscono tutti. La bravura di ogni giocatore sta nel capire che cosa vuole l’allenatore. Se Sousa gli chiede di attaccare spalle alla difesa, deve farlo, se gli chiede di trovare variazioni sul fronte d’attacco, idem, deve farlo. Una volta che Baba ha capito questo, sono sicuro che riuscirà a trovare spazio”.
Di Bernardeschi lei disse che era uno dei migliori talenti emergenti in Italia, l’allenatore dell’under 21 Gigi Di Biagio lo ha definito “la stellina degli azzurrini”. E’ pronto per diventare la stella della nazionale maggiore?
“Questo non posso dirlo, ma quando lo abbiamo voluto visionare allo stage che tenemmo a Roma quando ero ct della Nazionale, abbiamo visto in lui qualità importanti. E’ un ragazzo giovane, deve cercare di capire come e dove può valorizzarsi e continuare a lavorare con umiltà ed entusiasmo. Anche per lui, come per Baba, vedo davanti un grande futuro”.
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