Inter: Mancini ritrova Jovetic, ma è Kondogbia il mistero
MILANO – L’Inter riabbraccia Stevan Jovetic rientrato in Italia con il permesso del Montenegro, ma si avvicina alla gara contro la Juventus con un punto interrogativo: Geoffrey Kondogbia. Un giocatore, un mistero, pagato tanto, anzi – qualcuno sostiene – tantissimo. Più di 35 milioni, per l’esattezza 38. La cifra sborsata dall’Inter è quella per un campione. Ma il francese lo è? Cosa ha fatto vedere l’ex gioiello del Monaco? I dubbi crescono, le risposte latitano, la paura cresce: il tema potrebbe trasformarsi in un caso. Anche Roberto Mancini, che pure crede in lui e che pensa sia un grande talento, nel post gara contro la Samp ha detto: “Kondogbia deve imparare a conoscere meglio il calcio italiano, più aggressivo rispetto a quello francese. Poi ha fatto sempre il centrale in mezzo, trova spazi ridotti. Ma è questione di tempo. Credo che la prestazione potesse essere migliore”. A sperare che le performance crescano sono, oltre al tecnico, anche i tifosi e i dirigenti. Il mondo nerazzurro è in attesa di vedere il vero Kondo con la speranza che non sia un nuovo Godot. In società, però, c’è chi è pronto a scommettere che il giocatore è in crescita e che quando avrà capito come funziona la Serie A esploderà. E’ giovanissimo – sottolineano dall’Inter – ha 22 anni e deve ancora prendere confidenza con il ruolo che Roberto Mancini ha disegnato per lui. Una posizione nuova, diversa da quella che ricopriva al Monaco: Geoffrey all’Inter gioca dieci metri più avanti rispetto a quando stava in Francia. Sembra un niente, non è così. All’Inter – da interno di sinistra – Kondo deve avanzare di più verso l’area avversaria, ma stare anche più attento alle ripartenze degli avversari.
Movimenti non familiari ai tempi del Monaco. Là, infatti, il nerazzurro si piazzava in un centrocampo a due a protezione della difesa. La differenza – sostanziale – è che rispetto a quando giocava nella League 1, lo spazio da coprire è più ampio con ‘l’aggravantè di una maggiore attenzione in fase di copertura, cosa che gli viene difficile fare, un po’ perché la vena difensiva non fa parte del suo dna, un po’ perché in un mese e mezzo non si imparano le finezze di un nuovo gioco. La soluzione il Mancio la sta cercando. E, per non rischiare cadute rovinose potrebbe passare al 4-2-3-1 posizionando Kondo davanti alla linea difensiva insieme ad uno tra Felipe Melo e Medel, anche se Gary sembra aver trovato nella difesa un nuovo mondo fatto ad hoc. L’altra strada sulla quale l’allenatore starebbe riflettendo è recuperare la condizione di Kondogbia per farlo diventare determinante anche nel centrocampo a tre con Guarin e Melo.
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