Lazio, Pioli e la carta “spaccapartite” Keita
ROMA – Nell’ambiente Lazio, Balde Diao Keita, ormai è per tutti lo “spaccapartite”. Merito della facilità con la quale riesce a entrare a gara in corso e calarsi subito nell’atmosfera rivelandosi decisivo. Lo ha confermato ancora una volta contro il Frosinone, ma per il giovane spagnolo (seppur in attesa del passaporto) cresciuto nella “cantera” del Barcellona sta diventando una piacevole abitudine.
TRE INDIZI FANNO UNA PROVA: KEITA È LO “SPACCAPARTITE” – La prima volta in questa stagione è successo con il Bayer Leverkusen in casa, all’andata del playoff Champions: Keita entra nella ripresa per sostituire l’infortunato Miro Klose, al 77′ si invola e sigla l’1-0 che consente alla Lazio di volare in Germania con più di qualche speranza, poi asfaltata dal 3-0 dei tedeschi nella partita di ritorno. Il classe 1995 si ripete a Verona contro l’Hellas: la squadra di Pioli è sotto 1-0, Keita entra al 61′ e dopo appena un minuto si guadagna il rigore che Biglia trasforma per l’1-1. Contro il Frosinone, infine, il terzo indizio che fa una prova e che gli consente di guadagnarsi l’etichetta di “spaccapartite”. Anche questa volta il numero 14 entra al minuto 61 e anche questa volta si rivela decisivo: ci mette un po’ di più rispetto al Bentegodi, ma il risultato è lo stesso. Al’80’ il suo gol scardina il fortino del Frosinone e in pieno recupero avvia il contropiede da cui nasce il 2-0 di Djordjevic.
CON IL FROSINONE MEZZ’ORA DI PERSONALITÀ E PRECISIONE – È determinante Keita, riesce subito a entrare in partita con precisione e una maturità insolita per un ragazzo di appena vent’anni. Lo si nota anche dalla personalità con cui ha mantenuto il possesso del pallone nei minuti finali, spezzando il ritmo del Frosinone e rallentandone le folate offensive con cui i ciociari tentavano la rimonta. In mezz’ora sI è conquistato due falli preziosissimi, ha crossato 4 volte, tirato 5 (di cui 3 in porta). E non ha sbagliato nulla: ha toccato 24 volte il pallone (Djordjevic in 95 minuti è arrivato a quota 25), effettuando 12 passaggi, tutti andati a buon fine. Carattere e precisione, insomma. E soprattutto serenità: sono lontani i musi lunghi dell’estate, quando ogni giorno usciva una nuova presunta pretendente pronta a portarlo via dalla Lazio. La società gli ha ribadito la fiducia nei suoi confronti (il ds Tare ne è da sempre innamorato) e Pioli ha fatto lo stesso, concedendogli sempre più chance.
LO SPAGNOLO È IL “DODICESIMO TITOLARE” DI PIOLI – Sì, perché l’allenatore adesso si coccola il talentino spagnolo. Non a caso amplia il discorso ogni volta che gli viene chiesto delle doti di Keita a partita in corso: “Non credo che lui sarebbe contento di essere considerato solo per questo. È un giocatore importante, che ha fatto bene anche giocando dall’inizio”. Ha ragione, Pioli. Perché con lo spagnolo dal primo minuto è arrivata la vittoria con il Bologna (e Keita si conquista la punizione con cui Biglia sblocca il risultato) e quella con l’Udinese (suo l’assist per il 2-0 di Matri). Che sia in mezz’ora o in 90 minuti, insomma, lo spagnolo di origini senegalesi sa sempre come lasciare il segno. Che lo faccia da “spaccapartite” o da titolare per Pioli non fa differenza. In questa stagione saranno tante le partite da affrontare, “il turnover sarà necessario”, ha spiegato ancora una volta Pioli. E Keita si candida a essere il “dodicesimo titolare”. Un ruolo un po’ alla Guti del Real Madrid dei “Galacticos” o di Solskjaer nel Manchester United anni Novanta. Non proprio nomi di secondo piano.
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Fonte: Repubblica