Il graffio di Corbo: “Sarri, il trionfo di umiltà e competenza”
Complimenti agli amici del Graffio che hanno finora valutato il lavoro di Sarri e del Napoli senza pregiudizio. Mi sembra dedicata all’equilibrio di molti la vittoria di ieri. A chi si è sottratto al gioco crudele degli eccessi.
Non ho mai nascosto perplessità né evitato critiche. Anche a Sarri, quando l’ho invitato a cambiare modulo, optando per il 4-3-3. Ma in questo Blog molti è stato diffuso, spontaneo ed evidente il tentativo di rendere serene le analisi. Rispettare i professionisti è patrimonio di civiltà.
Ecco intanto l’articolo appena scritto per Repubblica.
“Nella infinita galleria dei ricordi questo Napoli-Juve entra come la notte di Insigne. Come se avesse intuito parole e gesti di Allegri, lo sfrontato monello del calcio italiano dà la più cinica accelerazione, trovando in Higuain partner di lusso, puntualità istintiva, fulmineo scambio. Forse quel tiro perfetto decide tutto, anche il suo futuro immediato, per quanto tempo il Napoli dovrà
rinunciare al campione che Conte è venuto a Napoli per rimettere in Nazionale? Dopo poco Insigne lascia il campo, con un dolore che rivela sofferenza tra muscolo e ginocchio già operato. Uscito Insigne, la partita cambierà solo nel finale per una tardiva fiammata della Juve..
Allegri ha improvvisato una Juve di emergenza. Rallentare per eludere con il possesso palla il ritmo irresistibile del Napoli è stato forse un errore: non ha la Juve di ieri sufficiente qualità tecnica per gestire la partita, imponendo velocità più bassa. Il Napoli non si ferma mica, avendo
sulla sinistra tutto il furore e la semplicità aggressiva di Ghoulam, diun eccellente Hamisik fino a sfibrarsi, e Insigne fino al gol ed anche oltre. Su questa corsia, la Juve soffre per l’imprecisione di Padoin, per l’iniziale vacuità di Lemina, per il blackout nei contatti con il tandem d’attacco Zaza-Dybala. Potrebbe essere tutto risolto da Pereyra , nel ruolo più delicato, rifinitore nel 4-3-1-2. Ma Pereyra incrocia un esemplare Jorginho, che si rivela in una dimensione inattesa, e uscendo dalle dalle nebbie della gestione Benitez. Jorginho si salda davanti alla difesa: interventi di fine tempismo, ma con la stessa lucidità costruisce. Se Valdifiori, al quale ha strappato il posto, si distingue per ruvidi e sistematici lanci verticali, quasi ad occhi chiusi, Jorginho interpreta la
partita, dà ordine alla squadra, a volte si proietta in fase offensiva da rifinitore. Un giocatore visto, non visto e ritrovato.
Allegri si accorge di aver chiesto poco a Pogba, il più tecnico dei suoi. Finisce emarginato nella morsa tra Assan e Hysaj. Sbaglia a fidarsi di Hernanes come lontano erede di Pirlo, l’estroso centrocampista non dà né ordine né genialità, avendo un deficit di mobilità nel confronto frequente con Hamsik. Si pente di aver lasciato in panchina Cuadrado, lo infila solo quando il Napoli raddoppia con una personale e insistita prodezza di Higuain, uno dei rarissimi bomber contemporanei che ricordino a tratti i centravanti d’una volta. Il faro alto del nuovo Napoli si Sarri. Mertens non è Insigne, almeno stavolta, ma lotta, niente di più. Il Napoli recupera intanto potenza, migliorando l’attività sulla corsia destra, con i sempre più convincenti Hysaj e Allan in sintonia con Callejon. Il Napoli conferma il 4-3-3 sbilanciato in avanti, corroborato anche dal sicuro Albiol e poderoso Koulibaly che trova anche gli attimi giusti per proporre gioco. Allegri, ritirando Dybala, improvvisa un 4-3-3 di pari intensità, con Pogba restituito alla dignità del protagonista, anche Cuadrato ridà equilibrio arginando Jorginho, il mediano-ovunque.
Il vibrante finale non fa che esaltare la vittoria e i meriti dell’ex signor nessuno, Maurizio Sarri. Il trionfo di umiltà e competenza.”