Giro subito per gli amici del Graffio l’articolo appena scritto per Repubblica. Con una rapida premessa. Credo sia ancora presto per illudersi, ma credo non sia tardi per riflettere: ho sentito e letto giudizi estremi in questi ultimi tempi.
Riconosco alla maggioranza degli amici del Graffio un equilibrio che ha distinto questo Blog da altri spazi nell’agitato web.
Un anziano magistrato, padre di un mio caro collega, mi fa sapere che gli è sembrato di rivedere il Napoli di Vinicio.
Calma, potrebbe essere cominciato davvero il Napoli di Sarri. Per lui è ancora più difficile emergere, perché non ha una carriera né l’amore dei napoletani del vecchio Vomero a sostenerlo.
Un motivo in più per apprezzare Maurizio Sarri. Si è presentato con l’umiltà dei forti, sicuro delle sue risorse, ma anche consapevole di essere un signor nessuno per una piazza che ha visto Vinicio, Altafini, Sivori, Maradona.
Ha raggiunto una panchina importante con una lunga scalata che gli fa onore. Qui ha conquistato il rispetto dei giocatori in una società che non lo ha certo assistito. Impresa non facile. Oggi va a lui il rispetto per il suo lavoro, i suoi valori, il suo personale successo. Va seguito con attenzione: potrebbe il Napoli aver scoperto per caso un grande tecnico. Di sicuro è arrivato un vero uomo di calcio.
Non mi sono mai sottratto al dovere di criticare De Laurentiis per i suoi errori. Mi dispiace e gli sono vicino: ho visto subito le prime foto dell’incendio a bordo della sua barca. Mi sono informato con preoccupazione e attraverso Emilio Squillante che era sul gommone a soccorrerlo ho espresso i miei sentimenti di umana e sincera solidarietà. Ecco l’articolo.
Come se dalla resa dei conti per la Champions in quella terribile notte del 31 maggio non fosse cambiato nulla. La Lazio si illude di trovare lo stesso Napoli, con l’allenatore che prima di sedere in panchina aveva caricato la valigia nelle stive dell’ jet executive, con destino Madrid. Pioli non si è fidato dei segnali Europa League, avrà attribuito la sontuosa vittoria sul Bruges all’irrisorio valore dei belgi. Ricordava forse uno stralunato Ghoulam soggiogato da Anderson, ecco perché indirizza il suo macchinoso 4-3-1-2 a destra, per incrociare due elementi che ritiene vulnerabili. Hamsik mediano davanti a Ghoulam. Basta ha la missione di puntare lì con testone biondo basso e leve lunghe. Gli riesce una sola volta. Ma deve ricredersi il difensore serbo: la corsia è sbarrata sin dai primi metri, il primo ostacolo è Insigne, non solo insuperabile, ma imprendibile proprio per un divario proibitivo di passo, velocità, tecnica. Sulla corsia delle illusioni, la destra per la Lazio, il Napoli fonda la sua partita con una frenetica cordata in verticale: Ghoulam, più avanti Hamisik nella sontuosa interpretazione del mediano che contrasta, riparte, crea. Hamsik lascia ogni volta nelle sue progressioni una cartolina di saluti a Parolo.
Ma il Napoli non solo indovina la corsia della vittoria. Il suo dominio è totale, per quella parola che oggi è il suo segreto tattico nel 4-3-3-. L’ampiezza. Ecco, con l’ampiezza del congegno offensivo occupa la metà campo laziale, al centro fa sembrare Mauri un turista per caso, guardato con sufficienza da convincente Jorginho e costringe Lulic a commettere solo inutili falli, disorientato dal progressivo sviluppo di Allan che trova anche il tempo per il secondo gol.
Il Napoli prevale perché arriva primo su ogni palla, ma soprattutto perché ha mandato a memoria il balletto insegnato da Sarri: un tocco e via. Una musichetta che fa girar la testa. Nessuno che porti palla, tutti che corrono senza, rendendosi ciascuno sempre libero per riceverla. In sintesi, un possesso veloce che grazie al movimento continuo di tutti crea infiniti spazi. Spazi che attraggono giocatori di tecnica e di impeto come Higuain: segna due gol da attaccante puro, è ormai il più moderno dei bomber all’antica. Smaschera i due difensori centrali: il voluminoso Mauricio e il giovane olandese Hoeld, intimidito. L’ampiezza diventa micidiale, se Calleion chiude ogni spiraglio sulla destra, al pari di Insigne incontenibile sulla sinistra. Ampiezza costante e avida che vieta alla Lazio di uscire dai suoi quartieri, difesi con affanno e rinvii confusi.
Pioli nell’intervallo programma la rimonta. Elimina solo due dei peggiori: Mauri e Lulic. Con Savic per proteggere meglio, con Anderson che va sul centrosinistra, dove ha fallito Lulic e splende Allan. Rinvia l’esclusione di Matri, virtualmente assente, al contrario di Keita che cerca almeno attimi di gloria, in cima ad una squadra sparita, persino incredula. Si guarda intono stranita. Ricorda solo il colore del ciclone che l’ha travolta. Azzurro, l’azzurro di un Napoli che il sempre accigliato maestro Sarri fa vincere. Con l’allegria di non gioca. Balla.
Antonio Corbo per Repubblica.it