Maurizio Sarri può piacere, oppure no. Di sicuro è un allenatore molto attento ai particolari, grande lavoratore e capace di studiare qualsiasi cosa nei dettagli. Chi frequenta il calcio da noi, conosce pregi e difetti. Chi è sbarcato da chissà quale pianeta, magari si meraviglia di un impatto così complicato a Napoli. Ma in quasi tutte le altre esperienze Sarri ha faticato non poco all’inizio per poi imporre il suo lavoro. Anche a Empoli più o meno la stessa cosa, se non avesse trovato una proprietà poco incline agli esoneri probabilmente avrebbe pagato con gli interessi. Invece no. Insomma, De Laurentiis sapeva dove sarebbe andato a sbattere prendendolo: un signor professionista che ha bisogno di tempo come accade al novanta per cento dei suoi colleghi. A maggior ragione in una piazza particolare come quella di Napoli dove ha raccolto l’eredità di chi – Benitez – nell’ultima stagione ha fatto più danni della grandine. E dopo tre partite, anche dopo sei mesi, aveva un credito enorme. Ora, prima che qualcuno si riscaldi, sarebbe il caso di ricordare che sono trascorse appena tre giornate di campionato: i risultati sono pessimi, certo, ma da qui a tirare le somme e a proporre bilanci su un allenatore ce ne corre. Invece, Sarri è al muro dopo tre giornate: non lo conoscevano? Oppure erano così prevenuti che avrebbero inchiodato, facciamo un esempio, anche Fabio Capello?
Alfredo Pedullà