Trequartista da derby: Mancini lo cancella, Mihajlovic lo cerca
Sei anni fa, di questi tempi, proprio in un derby di fine estate e di inizio campionato, il coraggioso Mourinho non si faceva problemi a lanciare titolare un Wesley Sneijder approdato nel club nerazzurro solo da poche ore e con nessun allenamento al suo cospetto nelle gambe. Finì in trionfo per l’Inter, con l’olandese che nel giro di 90’ divenne il proprietario unico e inamovibile del monolocale situato dietro le due punte.
Un triplete e una rifondazione dopo, quell’appartamento si è trasformato in un trilocale in cui, nelle giornate di 4-2-3-1, dovranno convivere Jovetic, Ljajic e Perisic. Non solo: eliminato dai suoi schemi il trequartista classico “alla Sneijder”, il Mancio, forse temendo di poter cadere in tentazione, ha preferito liberarsi nel giro di un’estate di tutti quelli che aveva in rosa. Gente di altissima qualità, Shaqiri, Kovacic ed Hernanes, se è vero che due di questi sono approdati in club prestigiosi e che tutti e tre sono stati comunque pagati fior di quattrini.
Eppure Mancini, ex fantasista che in carriera ha dispensato assist e colpi di tacco come piovesse, ha ritenuto necessaria la svolta. La fantasia oggi non gli manca di certo, così come gli uomini che all’occorrenza potrebbero giostrare da soli in quella zona, ma per il momento l’idea non è quella, tutto qui.
Il derby però non è derby se non è accompagnato da storie di corsi, ricorsi, beffe ed incroci, e così la trama vuole che questo episodio veda il Mancio contrapposto all’amico Sinisa, che per tutta l’estate ha avuto il problema opposto al suo: non liberarsi, ma trovare un trequartista di livello mondiale. Senza riuscirci.
Lui, che in carriera ha fatto di muscoli e sinistri esplosivi le sue armi, cercava un piede delicato con cui ispirare i tagli di Bacca e Luiz Adriano. I tagli dell’altro Adriano, Galliani, gli hanno negato il classico botto di fine mercato e così dovrà arrangiarsi con quel che c’è già in casa. Per carità, Mihajlovic ha la fila fuori dalla porta di candidati al ruolo di mezzapunta prevista per statuto in casa Milan, ma chiamare trequartisti Honda, Suso o Bonaventura fa scendere la lacrimuccia a quei tifosi che nel derby si esaltavano quando in quella zona circolavano Ronaldinho, piedi magici e testa decisiva nell’1-0 del settembre 2008, o Kakà, spauracchio nerazzurro per eccellenza.
Chi troppo e chi niente, l’ex numero 10 che bada a centimetri e sostanza e l’ex difensore che invoca un regista. Dai derby ricamati con i piedi buoni (oltre ai già citati Sneijder, Kakà e Dinho potremmo spingerci indietro con la memoria fino a Beccalossi, giusto per fare “2-2”) siamo passati negli ultimi anni a quelli timbrati da gregari e lottatori: Obi, Schelotto, De Jong. Il trionfo del gioco di squadra sull’intuizione del singolo, della manovra avvolgente sull’ultimo passaggio. Stai a vedere che il vero fantasista, oggi, è quello che sta seduto in panchina in giacca e cravatta.
Fonte: SkySport