Nunzia Marciano, giornalista, scrive su “NapoliMagazine.Com”: “Bisognava farlo per un San Paolo strapieno. Bisognava farlo per chi c’era, per chi c’è sempre stato e per chi comunque, al di là del risultato, ci sarà sempre. Bisognava farlo per gli striscioni delle curve. Bisognava farlo per crederci ancora. Bisognava farlo per dedicare la vittoria a El Petisso, vero, indimenticato e indimenticabile allenatore d’altri tempi che guidava giocatori d’altra razza. Bisognava farlo per dedicare i preliminari di Champions ad una città intera. Bisognava essere 11 leoni per 90 minuti e non 10 leoncini per appena 30 minuti. Bisognava scendere in campo per vincere, per giocarsela davvero, per resistere per 90 minuti e vincere. Napoli-Lazio era la possibilità letteralmente regalata agli azzurri di cambiare una stagione. Una possibilità insperata, un’ultima occasione per sperare ancora. Una settimana trascorsa nella trepidazione generale, aspettando quest’ultima giornata di campionato come si aspetta il giudizio universale, con la consapevolezza di avere tante colpe ma con la speranza di vedere assolti tutti i peccati. Gli azzurri per l’ultima volta di Benitez illudono e poi, clamorosamente, deludono, riescono a recuperare 2 gol, prima di sbagliare un rigore. Lui, il Pipita, ago della bilancia, lui il Gonzalo gioia e dolore di una notte amara. Lui che tanto ha salvato ma che tanto ha anche clamorosamente sbagliato. Una partita surreale che racconta di un Napoli altrettanto surreale che pare tenerci alla gloria meno di chi lo incitava sugli spalti. Un Napoli senza “cazzimma”, eccezion fatta per Maggio. Una maglia che va sudata, quella del Napoli. E che invece, non è stata onorata. In un’atmosfera da grande serata i tifosi azzurri, con qualcuno arrivato direttamente da New York, assistono ad un risultato da lacrime: 0 a 1. 0 a 2. E poi il pareggio. Fino ad una Lazio che doppia il risultato. In mezzo due espulsioni. Finisce 2-4 nel San Paolo della miriade di punti persi, di un Napoli “re del quasi”: quasi finale di Coppa Italia, quasi finale di Europa League, quasi Preliminari di Champions. Il quasi che non è mai abbastanza. Tifare è soffrire. Sperare è stato un po’ come morire. Il cuore batte azzurro per il Napoli che non sappiamo ancora cosa sarà domani: senza Benitez, senza Bigon, senza (forse) Callejon. Senza Champions. Senza soldi in cassa. Ma se in campo non sappiamo che Napoli scenderà, sugli spalti sappiamo che Napoli ci sarà. Perché Napoli c’è, sempre e comunque, al di là del risultato. Perché il tifoso del Napoli, sempre e comunque, tifa la maglia, al di là di chi la indossa. Al di là di una lacrima che scende, a testa bassa, con la speranza di risalire la china. Con la voglia di farcela. Con l’amore che non passa. Nemmeno dopo serate come quella di Napoli-Lazio”.