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Napoli, c’è Benitez a processo

Benitez_DMF_4306 Napoli-Inter 8/1/2015 foto De MartinoPoche ore ancora, poi la Serie A emetterà il verdetto più atteso. Bisognerà attendere l’esito del derby romano, infatti, per sapere le altre due squadre che disputeranno la prossima Champions League, insieme con la Juve. Perché in questa sfida, che pare prendere soltanto la Capitale, potrebbe inserirsi il Napoli, ma a una condizione: la Lazio dovrà perdere. Un risultato diverso determinerebbe la partecipazione del club napoletano soltanto all’Europa League, uno degli obbiettivi di quest’anno che, invece, si è trasformata in una cocente delusione, dopo la notte di Kiev. Poche ore, dunque, e si saprà fino a che punto sarà stata fallimentare la stagione del Napoli, anche se dopo la prestazione dello Juventus Stadium è davvero difficile immaginare un colpo di scena.
BENITEZ ADDIO L’incertezza sul suo futuro è andata avanti per mesi. Di certo non si sarebbe aspettato un addio triste e privo di significati. Le sue scuse (il sì della famiglia, il business plan, il centro sportivo) per rimandare quella risposta che già conosceva, hanno rappresentato il tormentone di questa primavera. Una partita a scacchi, giocata contro il suo avversario, Aurelio De Laurentiis, col quale è entrato in rotta di collisione nella scorsa estate, quando il presidente lo ha prima illuso, promettendogli un Napoli forte e competitivo, da scudetto, e poi lo ha tradito bocciandogli le sue proposte di mercato (Mascherano, Fellaini, Gonalons, Reina, Mario Suarez) e garantendogli soltanto delle terze scelte (Koulibaly, David Lopez, Strinic). Da quel momento il loro rapporto si è incrinato del tutto, fino ad arrivare allo scontro finale sulla questione ritiro, ordinato dallo stesso presidente, nonostante il suo parere contrario.
INDECISIONE Trentasette formazioni diverse in altrettante partite rendono chiaro un concetto: Benitez non ha mai avuto le idee chiare sulla potenzialità del proprio organico. E come se non bastasse, si è mostrato troppo integralista nel difendere il 4-2-3-1, il modulo che il valore delle individualità non ha saputo supportare. Basti pensare alle 50 reti incassate dalla difesa, che ha fatto peggio di Empoli (48) e Chievo (38) e ai 12 punti in meno rispetto alla classifica dello scorso anno. Condizioni determinate da alcune scelte sbagliate, dalla volontà di non voler modificare il suo credo tattico adattandolo, magari, alle caratteristiche dei singoli. Sono tre, tuttavia, i momenti chiave della stagione, i più deludenti: l’eliminazione dalla Champions League, dopo il preliminare contro l’Athletic Bilbao; la sconfitta nel sabato santo, all’Olimpico, contro la Roma che l’ha praticamente escluso dalla lotta per il secondo posto e, infine, il mancato accesso in finale di Europa League, con la sconfitta rimediata dal Dnipro. Dietro l’alibi di un increscioso silenzio stampa, il Napoli si è schermato per evitare imbarazzanti confronti. E’ auspicabile che il tecnico pretenda di parlare, perché Napoli ha il diritto di sapere i motivi di questo «tradimento», non solo suo, ma di tutta la squadra.

La Gazzetta dello Sport

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