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Ibra, un altro euro-flop. Il Barça si gode Neymar

neymar barcellonaUna storia semplice. E verdetti inconfutabili. La conferma di un dominio storico e la cronaca di un fallimento, in altro modo non si può definire, con l’insito annuncio di una rivoluzione in arrivo. Il Barcellona raggiunge la sua ottava semifinale di Champions in 10 anni e punta deciso alla quarta vittoria. Alzi la mano chi ha fatto meglio. Sbarca tra le migliori 4 al piccolo trotto perché il Paris St. Germain è già arreso dall’andata.ì Col Barcellona chiunque può perdere, ma per una squadra tanto ambiziosa e milionaria come quella francese il doppio confronto non è stata una sconfitta, ma una sentenza. Non c‘è stata partita. Mai. Il Psg non è ancora pronto per alti traguardi. La personalità mostrata in dieci uomini (abbandonati da Ibrahimovic come capita spesso, in un modo o nell’altro) a Stamford Bridge per la rimonta col Chelsea è stata una meteora. Lo sceicco Al Khelaifi ha sempre avuto la coppa con le orecchie come traguardo. Si è dovuto accontentare di faticosi scudetti. Perché nemmeno in Ligue 1 il Psg ha avuto mai il dominio assoluto. Ci sarà il grande ricambio annunciato. A partire da Blanc. Ma dietro i soldi ci vuole un progetto. Per dire, un Pogba non basterà. David Luiz è un ottimo giocatore (lasciamo stare la doppia sfida col Barça, ci vuole memoria storica) ma se spendi 50 milioni per lui non hai le idee chiare.
VERRATTI ULTIMO DEI MOHICANI Guarda caso i migliori del Psg sono stati Verratti e Matuidi, quelli costati meno. Matuidi ha corso come un matto ed è stato l’unico a provare degli inserimenti. Verrattino si è meritato i complimenti sinceri della viglia di Luis Enrique. Ha cercato di dirigere uno squadra senza tetto né legge nè orgoglio. A dimostrazione della sua personalità, poco prima dell’intervallo ha rimproverato Cavani di non essere scattato in una possibile ripartenza. Già Cavani. La grande delusione con Ibra che, come al solito, contro le big stecca. Non c’è stato nemmeno lo straccio di un tentativo di rimonta impossibile. Dominio Barcellona, tridente delle meraviglie come sempre in cattedra, con Messi che si è permesso il lusso di passeggiare. Non c’erano sogni per il Psg, ma se c’erano sono morti all’alba. Dopo nemmeno un quarto d’ora il cavaliere pallido Iniesta ha sfornato una deliziosa azione solitaria e poi ha infilato dritto in area Neymar che ha bruciato David Luiz e bucato Sirigu. Venti minuti dopo, servito da Dani Alves, O’Ney ha firmato la doppietta di testa. Adieu. Reazione del Psg non pervenuta: qualche galoppata floscia di Pastore, Verratti che tamponava e cercava di lanciare le punte, poco altro.
RE LUIS Visto l‘andazzo, nel secondo round Luis Enrique ha tolto subito Iniesta, poi addirittura il perno Busquets per Xavi e Sergi Roberto e verso la fine Suarez per Pedro. Avesse potuto, li avrebbe fatti riposare tutti, eccetto Messi e Neymar che non vogliono uscire mai. Il Psg ha giocato meglio e ha persino tirato un paio di volte in porta ma solo perché il Barça ha ridotto ulteriormente il ritmo. A proposito del Luis tanto vituperato alla Roma. Era la sua 50ª partita sulla panchina del Barça. Aveva già superato in media punti i due santoni Helenio Herrera e Pep Guardiola. Ora siamo a 23 vittorie in 25 gare: ruolino di marcia stratosferico. Certo, con quei tre demoni del Sud America davanti è tutto è più facile: con la doppietta di Neymar siamo a 95 gol stagionali. Ma, se vogliamo, Luis Enrique ha esaltato il dogma tiki taka. Fraseggio stellare e un po’ più di libertà per i satanassi, pressing scatenato in fase di non possesso. Così hanno cancellato il Psg al Parco dei Principi. Al Camp Nou non c’è stato bisogno. D’altronde Blanc con certe dichiarazioni aveva già alzato bandiera bianca. Una bandiera che con tutta probabilità vale anche per il suo futuro sulla panchina del Psg.

La Gazzetta dello Sport

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