TORINO – A poche ore dalla partitissima di martedì allo Stadium, il baratro che fino a ieri sembrava dividere la Juve dal Monaco si è improvvisamente ristretto. Merito o colpa della rotonda vittoria (3-0) ottenuta venerdì scorso a Caen dai monegaschi, saliti provvisoriamente al terzo posto in classifica. E, soprattutto, del clamoroso scivolone (1-0) dei bianconeri nel testacoda in casa del Parma. No, la squadra vacanziera vista al Tardini non basta per assicurarsi un posto al sole delle semifinali di Champions. Ma come ha detto Allegri a caldo, “questa sconfitta farà bene”.
Già, se “vincere aiuta a vincere”, come ripetono spesso e volentieri Buffon e compagni, il secondo ko in campionato – il primo indiscutibile visto che col Genoa la sconfitta si era materializzata a pochi istanti dal gong, sull’unico tiro in porta dei rossobù -, tiene sulla corda la Juve alla vigilia del clou della sua stagione. Non intacca le sicurezze messe da parte in un’annata da sogno, peraltro tirate a lucido soltanto un centinaio di ore prima a Firenze. E non riesuma la lotta per uno scudetto che ha comunque le giornate contate. Al massimo il tonfo emiliano scalfisce un po’ l’autostima smisurata dei bianconeri. Anche se è in fondo il passo falso è stato commesso da una squadra diversa almeno per metà da quella che martedì sfilerà sotto i riflettori dell’Europa che conta.
A Parma erano assenti quattro colonne (im)portanti come Buffon, Tevez, Pirlo e Barzagli, rimasti a Vinovo a lavorare in vista del Monaco: i primi due saranno in campo dal primo minuto, il regista dovrebbe partire dalla panchina, mentre il difensore verrà valutato oggi. Ma in Emilia non sembravano esserci nemmeno due titolarissimi come Lichtsteiner e Vidal, e il sempre più involuto Llorente: troppo brutti per essere veri, così come il subentrato Morata. Evidentemente non c’era soltanto il profilo Twitter ufficiale della Juventus ad essersi sintonizzato prima del tempo sulle frequenze della Champions, sottovalutando la scampagnata in casa dei falliti.
Ora la lezione di dignità e umiltà di Parma dovrà servire alla Juve a mettere da parte ogni facile sogno di triplete, a capire che non si vince per grazia divina. Nè in Italia, né tantomeno in Europa. “Martedì ci dovrà essere sicuramente una squadra, una Juve diversa”, ha scritto Marchisio su Instagram, sul pullman che riportava a Torino la Juve e i suoi dirigenti (l’ad Marotta e il ds Paratici), saliti a bordo (lasciando ad altri le loro auto in quel di Parma) per un confronto immediato con il tecnico e il gruppo. “Col Monaco sarà un’altra partita”, ha assicurato Allegri, scongiurando con l’ultimissimo filo di voce i rischi di un contraccolpo mentale. Sembrava l’ultima imitazione di Conte, con buona pace di Crozza, dopo quelle offerte dallo stesso tecnico livornese alla vigilia della trasferta in Emilia, quando sfoderò una rabbia e un orgoglio inedite per lui ma non per il suo predecessore: “Qui sembra tutto normale, e questo mi fa arrabbiare. Prima della nostra impresa a Firenze, nelle coppe nazionali ed europee la Juve non era mai riuscita a ribaltare una sconfitta interna”. Stamani, antivigilia di Juve-Monaco (arbitrerà il ceco Kralovec), è facile prevedere che dietro alle porte chiuse di Vinovo il “Conte Max” abbia dato una strigliatina ai suoi. Per tornare a scrivere la storia, usando un’altra perifrasi cara al salentino, bisogna cancellare in fretta la macchia del Tardini.
juventus
- Protagonisti:
- massimiliano allegri
Fonte: Repubblica