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Lucariello: “Aurelio-Rafa, ormai siamo all’addio”

lucarielloGianfranco Lucariello, giornalista, scrive su “NapoliMagazine.Com”: “Siamo all’addio, ormai. Quella che sembrava un’ipotesi con una doppia soluzione, strada facendo – e soprattutto con lo sfacelo degli ultimi risultati – è diventato un finale scontato, senza nessun tipo di colpo a sorpresa. Andrà via Rafa Benitez, fatto santo nella prima stagione azzurra ed ora tirato fuori dal calendario come è capitato a San Gennaro, dopo un anno appena e rotti mesi. Osannato e poi condannato: dopo gli onori mezza Napoli ne ha chiesto la testa, pardon l’esonero che Benitez ha sfiorato l’altra sera dopo la partita con la Lazio che ha escluso gli azzurri dalla finale di Coppa Italia. In società, a botta calda, hanno pensato di chiudere in anticipo il suo impegno al timone del Napoli. C’era e c’è chi non ne può più di lui e del fallimento di un nuovo progetto che si è dissolto al primo temporale a Bilbao, cioè con il turno preliminare di Champions. Ci sarebbe da scrivere un romanzo, e non basterebbe lo spazio per raccontare passo passo dal calciomercato di basso rilievo della scorsa estate, tutte le tappe che hanno portato all’attuale momentaccio. Sì, Rafa ha deciso da tempo di andare via, ricalcando e ripercorrendo con il club, più o meno la stessa strada su cui si incamminò Mazzarri, ormai promesso all’Inter e che invece predicava in giro l’anno sabbatico, ingannando la gente. Benitez a sua volta ha rischiato l’addio in anticipo, cioè un esonero che poi non è arrivato. Forse è soltanto slittato, dopo un’attenta riflessione: c’è ancora l’Europa League in ballo, l’ultimo miraggio per tenere ancora in panchina un tecnico già distante ed al quale viene attribuito il disastro Napoli in campionato con l’addio alla Champions per la prossima stagione e per l’eliminazione dalla Coppa Italia, un altro obiettivo mancato. Benitez a sua volta si è mantenuto sempre sulle generali per spiegare lo sprofondamento del Napoli. I numeri invece parlano chiaro mentre l’Ispanico continua a dire che bisogna lavorare e crescere. Già, ma siamo alla fine del campionato e la squadra invece di crescere, è andata giù a rotta di collo. Chissà perché. Il patron l’ha spiegato sostenendo che Napoli è una città rapace. Boh, Partenope ha catturato nei suoi giri vorticosi gran parte degli azzurri, portandoli da un po’ di tempo fuori pista. Già, sarà così, ma vien voglia di chiedersi perché non è intervenuta la società con i suoi potenti mezzi per evitare che la squadra venisse …ammaliata dalla Sirena, un altro mistero. Forse sarà che la struttura piramidale del club ha impedito di godere dell’apporto di un grande manager, forte nel rapporto con la squadra a cui inculcare tra l’altro la mentalità vincente e in grado di confrontarsi con l’allenatore a tutti i livelli cioè sul piano tecnico, su quello tattico, sul piano del lavoro e sulla gestione del gruppo, una figura che come sappiamo manca nell’organigramma del Napoli. Insomma come poi succede tutte le colpe finiscono sul trainer, un modo d’uso nel calcio per attribuire tutte le responsabilità su di un solo personaggio, evitando le proprie, soprattutto nei confronti dei tifosi, quelli del Napoli talvolta addirittura accusati di… voler vincere, pensate un po’, roba da matti, nei confronti di chi sborsa i soldi per portare avanti poi che cosa, questa recita-sceneggiata che danneggia soltanto il popolo innamorato della squadra del cuore. Un po’ di rispetto sarebbe garbato averlo nei loro confronti, mentre Benitez resta sui carboni ardenti: tutto dipende dal match con la Fiorentina e soprattutto dalla sfida con il Wolfsburg. Può essere quella la sua ultima spiaggia, un disonore con il veleno in coda alle sue due stagioni napoletane”.

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