MILANO – Roberto Mancini si aspetta dall’Inter che porti a termine un compitino semplice: “che non faccia come contro il Parma, ma come contro la Samp. Devono dare di più”. Il tecnico poi spiega nello specifico la ‘rivoluzione’ di cui ha parlato nel dopo Parma: “Non abbiamo bisogno di cambiare 25 giocatori, ma di cambiare mentalità”. Nel particolare l’allenatore punta il dito verso Kovacic: “Non basta la qualità, deve dare qualcosa in più”. E sul futuro ribadisce: “L’addio non è nei miei programmi”.
Queste partite serviranno per capire chi potrà restare l’anno prossimo o sperimentare tatticamente?
“Si può cambiare tatticamente, si può vincere con ogni metodo se la squadra ha l’attitudine di fare la partita. Non è giusto un modulo o l’altro, conta la mentalità dei giocatori. Sembra un paradosso, nonostante i risultati non siano buoni la squadra ci sta mettendo tutto. Poi può alternare le prestazioni, ma fa parte del tragitto di sofferenza che abbiamo”.
Ha sentito Thohir arrabbiato?
“E’ sempre molto positivo, come tutti se le cose non vanno bene ci sta un’arrabbiatura. E’ umano, ma devo dire che con me e la squadra è positivo, pensa si possa vincere, è buono come presidente”.
Se le arrivasse un’offerta importante, le verrebbe qualche dubbio?
“Sono in un grande club, credo si possa tornare a essere competitivi. Star fuori un anno dalle coppe non è un dramma se si può costruire una grande squadra. Saranno 300 giorni senza coppe e lavoreremo per fare una squadra più forte. L’addio non è nei miei programmi”.
Influiranno i diffidati in vista del derby?
“Abbiamo tre centrocampisti diffidati, forse uno partirà dalla panchina”.
E’ vero che dopo il Parma Mancini è passato da ‘zen’ a furibondo?
“Avevo un approccio diverso perché pensavo fosse giusto e i giocatori si sono sempre impegnati in allenamento. Alla fine uno non può arrabbiarsi più di tanto, se si dà il massimo prima o poi i risultati arriveranno. Questa settimana è stata più dura, i giocatori capiscono che si può fare di più. A volte si vince mettendo un quid in più, non basta essere l’Inter”.
Vedendo Parma-Udinese ha fatto valutazioni diverse sul valore del Parma?
“Quando parlavamo, prima della partita, con i giocatori sapevamo che era la peggior partita. Il Parma non aveva nulla da perdere, la situazione che ha vissuto lo ha portato in fondo alla classifica. Era una partita difficile che andava affrontata con un altro spirito. Anche con la Roma ha pareggiato. Non potevamo pensare di vincere 4-0 solo per la loro situazione, tutte le partite vanno affrontate al 100%”.
L’affetto dei tifosi per Kovacic spinge la società a essere poco chiara sul suo futuro? Farebbe meglio da mezzala?
“Decido io la posizione in cui può giocare. L’Inter ha fiducia enorme in Kovacic, gli ha rinnovato il contratto e punta su di lui. Poi ci sono momenti in cui i giocatori devono tirare fuori qualcosa in più, non bastano le qualità. Vero che tutti gli vogliono bene”.
I giocatori si sentono in bilico?
“Credo di sì, sentono il peso, non sono tranquilli. Credo che debbano prendersi delle responsabilità e dare di più, non basta essere l’Inter e avere qualità. In allenamento sono straordinari, ma devono fare altrettanto in partita. Ora sono realmente dispiaciuti e vogliono cambiare la situazione. Se riuscissimo a vincere alcune partite e migliorare il livello di gioco nelle ultime partite, al di là dei mancati obiettivi ci sarà una buona base da cui ripartire”.
In caso di mancata vittoria a Verona passerai ad allenamenti più pesanti?
“Queste sono le classiche cose italiane… Si faceva anche quando avevo 15 anni. Certe scelte non cambiano nulla, le facciamo solo in Italia. Noi dobbiamo cercare di cambiare i risultati”.
Touré, Dybala, Pedro e altri: perché un grande giocatore dovrebbe lasciare la sua squadra e scegliere l’Inter?
“Noi dobbiamo pensare a queste 9 partite, non possiamo dedicarci solo alle cose belle per i tifosi. Non so il motivo, credo che comunque al di là di tutto nonostante la situazione difficile l’Inter è sempre l’Inter, un grande club. Anche il campionato italiano non è più come un tempo ma per un calciatore venire in Italia è ancora bello”.
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- Protagonisti:
- Roberto Mancini