Atterra a Mosca il Napoli delle contraddizioni. Se contassero i paradossi e non le vittorie, sarebbe in Italia da scudetto, in Europa da Champions. Ma si può trasformare in un sentiero di rovi questo morbido percorso di Europa League? Solo questo Napoli capace di stupire nel male e nel bene poteva trasformare una sfida quieta alla Dinamo in una carica di alta tensione. Diventa una svolta decisiva per la stagione, la serata in Russia, con spettacolo garantito nel piccolo stadio che i russi affidarono per il restauro un anno fa ad un gruppo friulano, il Rizzani De Eccher, nome di un colosso che spunta proprio in questi giorni nelle cronache giudiziarie di Firenze. Niente paura, i russi ci conoscono. E ci vogliono così. Con i turchi di Trebisonda è stata la Dinamo la squadra più modesta passata per il San Paolo. Manco a dirlo, andò in gol dopo un attimo con Kurany. Una passerella comoda si ribaltò in una partita durissima, chiusa con fatica 3-1. Ci pensò con una tripletta Higuain ad eccitare l’ambiente, ma ci pensò subito e con pari veemenza Benitez a deprimerlo. Mise fuori a Verona proprio l’incredulo Higuain, che confidò il suo stupore nel tunnel del sottopassaggio all’arbitro, sorpreso quanto il bomber escluso. Più sembrava vicino il secondo posto di una Roma boccheggiante, meglio scivolava il Napoli nella rincorsa, come chi corre sul tapis roulant che va al contrario. Addirittura è quarto, dopo la Lazio. La stessa che andò a battere a Roma. Quante follie. A Benitez i tifosi in ansia scrivevano lettere toccanti con dotte citazioni di Shakespeare ed ecco che lui si infila nel ciclone delle accuse con qualche stravagante decisione. Oggi non è più intoccabile. Ma questo esemplare modello di calcio sottosopra chiamato Napoli ha caratterizzato tutta la stagione, uno stile di mongolfiera che vola su e giù tra sberle di vento. Pensate al mercato: parte dall’idea Mascherano e copre la casella con Gargano, che non era titolare nel Parma. Progetta una difesa blindata, e si fa bucare subito dal trentottenne Toni con la collaborazione di un portiere retrocesso l’anno scorso in B, Andujar, ed un terzino 33enne che Bigon non è riuscito a svendere. Tutto questo finisce sulla nuca di Benitez, come la più violenta delle bastonate. Coraggio, è il primo che deve rialzare la testa stasera a Mosca, rifarsi una credibilità, consolidata in due anni e svanita nei minuti cruciali di Verona. A Mosca trova rivali furenti, tozzi e lenti: si battono facile. Difesa chiusa e ripartenze veloci, vero? Sembra tranquillo, però. Conosce ormai meglio il calcio e la vita da quando è a Napoli, città che come nessuna sa piangere e ridere insieme.
Antonio Corbo per La Repubblica