OBIETTIVO NAPOLI – Azzurri nervosi e confusi come il loro tecnico
Ennesima figuraccia in trasferta per gli azzurri, che dicono quasi definitivamente addio ai sogni di gloria e vedono ormai farsi ostica anche la strada che conduce al quarto posto, visto lo stato di forma delle inseguitrici e quello precario degli uomini di Benitez, che ormai riescono ad esprimersi su livelli accettabili solo nelle Coppe.
L’approccio alla gara di oggi è stato quantomeno imbarazzante. Il Verona è sembrato una squadra stellare al cospetto dell’incedere molliccio e sconclusionato degli azzurri.
Nei primi minuti, quando non era impegnato a rincorrere i gialloblù veronesi, il Napoli ha tentato di costruire gioco solo ed esclusivamente tramite lanci lunghi alla viva il parroco.
Quando poi il Verona, in pieno dominio del match, ha concesso campo agli azzurri, a questi è mancata la forza e l’abilità per provare a scardinare l’arcigna retroguardia di Mandorlini. Come al solito i partenopei hanno cercato di fare gioco solo ed esclusivamente sul lato sinistro, sperando in una delle solite invenzioni di Mertens. Ma il belga stasera non è stato brillante come nelle ultime uscite ed allora il gioco del Napoli sei è ingolfato. Inler ha provato a dare una scossa in mezzo al campo, trascinando qualche pallone in zona offensiva, ma intorno a lui il deserto. Scenari tutt’altro che incoraggianti, con il buon David Lopez a cercare di non sbagliare troppi appoggi, il tandem da horror formato da De Guzman e Mesto sulla destra, un inefficace Ghoulam sulla sinistra, a coadiuvare un Mertens, come detto, fuori fase, il mite Zapata costretto a lottare contro tutto e tutti col fisico, ma poco assistito, Hamsik sulla trequarti evanescente come al solito, ed – infine – una difesa che nelle retrovie riusciva a far sembrare il buon vecchio Luca Toni un novello Van Basten. Un film già visto. Probabilmente un cinepanettone.
In tutto ciò, Benitez, sempre più innervosito dalle sue avvincenti dispute con Massimo Mauro e compagni, sfogava la sua rabbia contro arbitri ed assistenti senza una chiara motivazione, lasciando inermi i suoi uomini migliori in panchina (Gabbiadini su tutti), aspettando quando ormai troppo tardi per iniziare a cambiare, vanamente, le carte in tavola.
Come abbiamo già spesso avuto modo di dire nelle ultime due stagioni, quando nel Napoli non girano le individualità offensive, non esiste una struttura tattica tale da sopperire a tale mancanza. Ed i risultati sono evidenti. Addio dunque alle ambizioni, che pure da queste pagine avevamo definito opportune, e tornando con i piedi per terra prendiamo consapevolezza delle lacune tecniche e tattiche di questa compagine, sperando che le avversarie per il terzo posto inizino a rallentare. Solo così gli azzurri potranno pensare di poter ambire ad una posizione in Champions. Poi in estate si faranno le dovute considerazioni. Forse.