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Lazio, da Klose a Anderson: conti a posto e tanto talento, il segreto nel mercato

ROMA  – Lo presero per matto, Lotito, quando nel 2008 propose a Igli Tare  –  gli era appena scaduto il contratto da calciatore – di diventare l’uomo-mercato della sua Lazio. Invece è stata un’intuizione felicissima, perché proprio il ds albanese è uno dei segreti della Biancoceleste che dà spettacolo e ora è in piena zona Champions. Lui trova i giocatori, il presidente li compra alla fine di trattative estenuanti. Il binomio funziona, il bilancio è sano  –  la Lazio rispetta al centesimo le regole del Fair Play Finanziario – e la squadra vola. Non solo quella di Pioli: grazie al lavoro di scouting di Tare, la Primavera è prima del ranking italiano da tre anni, e proprio dal settore giovanile arriva quel Cataldi, classe ’94, che il ct Conte ha già messo nel mirino perché a centrocampo gioca come un veterano. E Keita, pescato nella Cantera del Barcellona, è uno dei gioielli di una rosa che è un bel mix di giovani ed esperti.

Sfrutta, il dirigente albanese, la sua competenza, la conoscenza delle lingue (sei), i rapporti con gli agenti e con gli ex colleghi. Proprio l’amicizia con uno di loro, un certo Miro Klose, ha regalato alla Lazio uno dei giocatori più importanti della sua storia, fondamentale anche per l’immagine della società nel mondo. E’ stato il primo tassello della nuova Lazio, quella che adesso raccoglie elogi ovunque. Klose e Tare hanno giocato insieme nel Kaiserslautern, sono amici di famiglia da allora, la loro sintonia è un motore per tutto il gruppo. E adesso Miro pensa di continuare la sua avventura nella Lazio, tanto più che con gli assist di Felipe Anderson segna ogni partita. Ecco, il brasiliano è un altro capolavoro di Tare: lui e il segretario generale Calveri rimasero dieci giorni in Brasile, nel giugno 2013, per portare a casa quello che il ds riteneva un talento capace di diventare “un top player europeo”. Per questo non lo ha ceduto in prestito, nonostante le mille richieste, l’estate scorsa. Lo ha pagato 9 milioni, ora ne vale 40. E costa parecchio anche Biglia, altro suo pallino, preso nella stessa estate per una cifra simile dall’Anderlecht e adesso corteggiato dal Psg: Lotito lo valuta 30 milioni. Altro colpo: Hernanes costato 9,5 milioni e venduto all’Inter a 20. Ancora: nel gennaio 2012 il prestito biennale di Candreva, che sembrava ormai una promessa non mantenuta. Ecco come nasce questa Lazio: a lui, Anderson e Biglia si sono aggiunti nel mercato 2014 De Vrij (6,5 milioni), Parolo (5.5), Basta (prestito da 500mila euro e riscatto a 6), Gentiletti (750mila euro) e i parametri zero Djordjevic e Braafheid. Più la scelta di puntare su Pioli, decisiva per attuare quel calcio moderno, “europeo”, che da sempre è il progetto tattico di Tare: una squadra aggressiva in grado di imporre il proprio gioco anche in trasferta. E poi la filosofia del gruppo che lui ripete come un mantra: “Non conta il nome scritto dietro la maglietta, ma il simbolo davanti”.

Il suo metodo sul mercato è semplice: gli segnalano un giocatore, Tare lo studia ore in video e poi lo va a vedere di persona, si informa sul carattere, parla con la famiglia e se ci sono i presupposti economici, umani e tecnici, tenta di convincere Lotito a comprarlo. Forse la parte più complicata del lavoro, ma di solito gli riesce. Così, sottovalutato per anni, ora anche i grandi club riconoscono le qualità di un ds che ha costruito una squadra importante pur non potendo contare sul budget di società più ricche: la Lazio ha il settimo monte ingaggi della Serie A, la metà di quello di Roma e Milan. Ma in questo momento è prima per qualità del gioco. E Tare ha già preso due talenti per la prossima stagione: il difensore olandese Hoedt e il fantasista inglese Morrison. Altri due giovani  –  di entrambi si parla benissimo – a parametro zero: finché riuscirà a realizzare operazioni così, abbinando qualità a costi contenuti e a volte nulli, difficile che Lotito se lo lasci scappare.   

ss lazio

serie A
Protagonisti:
claudio lotito
igli tare
Fonte: Repubblica
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