Si arriva allo stadio attraversando lo sdegno dei tifosi. L’amareggiato stupore di chi non sa spiegarsi gli incidenti delle ultime ore. Le radio accompagnano a Fuorigrotta elencando l’ennesimo bollettino della vergogna. Tifosi turchi aggrediti e feriti: è questa la città dell’accoglienza? È la buona Napoli che si sente tradita nella sua orgogliosa sensibilità di metropoli: il calcio internazionale è un infido megafono. Diffonde, dilata, deforma. Che si dirà all’estero di noi, si domandano fino a pochi minuti prima della partita, e noi che potremmo vivere di turismo possiamo ricadere nel più ottuso autolesionismo? Il bollettino, eccolo nella sua tetra sequenza. Ore 12, in via Caracciolo sei turchi a bordo di un Suv della Nissan noleggiato mercoledì sera sono affiancanti da uno scooter. I maledetti motorini della piccola criminalità. Le schegge del vetro infranto feriscono uno dei sei. Intervengono dei passanti, telefonano al 118. Il primo ferito della giornata è medicato in ospedale, e dimesso. Potrebbe trattarsi di un tentativo di rapina. Ore 16, piazza Miraglia, qui non c’è dubbio. Volgare squadrismo. Un ragazzo vede tre tifosi turchi. Sono a piedi. Un fischio è il segnale: sbucano in sei da via del Sole per un assalto. Pugni e schiaffi nella rissa. Il retroscena: agguato per vendicare il lancio di oggetti sul settore dei napoletani a Trabzon. Ore 17, piazzale Tecchio. Altra rissa. Arrivano in tre con una Honda, attaccano tre turchi seduti davanti ad un bar. Aspettano tranquilli l’inizio della partita. Hanno sciarpe e insegne della loro squadra. Prognosi di otto giorni di un ragazzo di Trabzon medicato e dimesso all’ospedale San Paolo. Non è invece collegato agli assalti l’arresto di un tifoso trovato dalla polizia con un coltello in tasca. Se era davvero programmata una rappresaglia, sette giorni dopo lo 0-4 in Turchia, sorprende che non sia stato captato uno spiffero di rancore. Bastava per un minimo di prevenzione. Ma questa è cronaca ordinaria di una città indifesa. Né si poteva ignorare l’arrivo di tifosi al seguito di un club straniero in una sfida internazionale: qualcuno doveva segnalare, qualcuno doveva proteggere. Un equivoco inquina di nuovo i rapporti. E stavolta i napoletani che quasi arrossendo avevano commentato agguati e rischi non interpretano l’improvviso feroce urlo al minuto 61: non sanno che è un rito che si ripete negli stadi, per celebrare il 1461, anno dell’occupazione dell’Impero Ottomano. Scoppio di petardi e cori scomposti sono la replica dei napoletani, i turchi offesi lanciano seggiolini verso il campo. L’ipotesi peggiore, da scongiurare: squalifica Uefa, Napoli incrocia le dita.
La Repubblica