Scommesse, indagine chiusa. Con Conte spunta Colantuono
Dal tentato avvelenamento ai match truccati. In mezzo ci sono oltre 4 anni d’indagini, condotte dalla Procura di Cremona, sulle scommesse illegali. Arresti, accuse, perquisizioni, confessioni, squalifiche della giustizia sportiva che hanno rivoltato il calcio italiano. Da ieri anche l’inchiesta penale taglia un primo traguardo con la notifica del 415 bis agli indagati. Atto che avvia un iter ben definito: potrebbe portare a un maxi processo nel prossimo autunno. Sono 130 le persone chiamate in causa dal pm Roberto di Martino con la sorpresa di Stefano Colantuono, allenatore dell’Atalanta. Ma il nome più «pesante» resta quello di Antonio Conte, c.t. della Nazionale italiana. Come anticipato dalla Gazzetta il 31 gennaio, le contestazioni per l’ex tecnico del Siena (si riferiscono a quel periodo le accuse) sono dimezzate: «solo» frode sportiva per le gare in B di Novara e Bergamo (sponda AlbinoLeffe) e non più l’associazione per delinquere ipotizzata nel momento dell’iscrizione nel registro degli indagati. Associazione rimasta, invece, per Stefano Mauri, Cristiano Doni, Antonio Bellavista, Giuseppe Signori, Mauro Bressan, Gigi Sartor, Cristian Bertani e tanti altri giocatori (o ex) a iniziare dal portiere Marco Paoloni. Proprio lui, secondo gli inquirenti, avrebbe messo nell’intervallo di Cremonese-Paganese (14 novembre 2010) un potente sonnifero nel thè per favorire la combine. L’effetto domino ha portato al malore di alcuni suoi compagni, alle successive analisi del sangue in ospedale e alla denuncia della Cremonese contro ignoti. In altre parole, l’alba di un’inchiesta nata in modo casuale che ha scoperchiato un sottobosco inquietante: al centro le scommesse illegali utilizzate per fare (e forse riciclare) soldi facili da organizzazioni criminali. Senza quel tentato avvelamento probabilmente zingari, slavi, ungheresi, emissari di Singapore e anche italiani avrebbero continuato a girare per i ritiri delle squadre di A, B e Lega Pro, per corrompere giocatori e dirigenti in grado di sfornare tarocchi dopo tarocchi. Nonostante il tentativo di minimizzare i risultati dell’inchiesta, ci sono fatti incontrovertibili: in primis confessioni e squalifiche. Senza dimenticare un ex terzino del Gubbio, Simone Farina, diventato ambasciatore Fifa nella lotta al calcioscommesse proprio per il rifiuto più denuncia alle autorità dopo la proposta di combine avuta da un ex compagno (Alessandro Zamperini, assoldato dalla cosiddetta banda degli Zingari) in un mondo dove l’omertà è la parola d’ordine.
I SALVATI Anche per questo motivo il lavoro della Procura si è diluito nel tempo, con arresti in varie ondate (cinque). Alla fine un ruolo importante lo hanno avuto i diversi pentiti: hanno confermato prima e poi ampliato il raggio d’azione degli inquirenti. I due principali, Carlo Gervasoni e Filippo Carobbio, hanno già patteggiato la pena (sotto i due anni), una strada che potrebbero percorrere Vittorio Micolucci (il primo pentito della giustizia sportiva), Cristiano Doni e persino Giuseppe Signori (messo nei guai dai suoi ex commercialisti, Francesco Giannone e Manlio Bruni che a loro volta hanno deciso di collaborare). Il pm ha dato 50 giorni di tempo agli avvocati difensori per valutare le accuse e vagliare l’immane materiale (faldoni per migliaia di pagine). In questo spazio sono possibili richieste d’interrogatori, il deposito di memorie difensive, proposte di patteggiamento e cose simili. Terminato questo percorso di Martino presenterà le richieste di rinvio a giudizio: saranno vagliate dal Giudice dell’udienza preliminare probabilmente tra fine maggio e inizio giugno. In quella sede possono arrivare delle archiviazioni per chi ora si trova dentro alla chiusa inchiesta, mentre sono già fuori dall’inchiesta un altro centinaio di (quasi ex) indagati: tra loro Bonucci, Criscito, Sculli, Vieri e Perinetti (ex dirigente del Siena).
I SOMMERSI Gli altri sono a rischio processo: 70 con l’accusa più grave dell’associazione a delinquere, per 60 c’è la frode sportiva. Nel mirino 154 partite di A, B, e Lega Pro oggetto secondo la Procura di manipolazioni tra il 2008 e il 2013. Molti i giocatori (in attività o ex) che dovranno difendersi: da Sergio Pellissier (capitano del Chievo) a Claudio Terzi (difensore del Palermo); da Giuseppe Vives (Torino) a Roberto Goretti (d.s. del Perugia); da Massimo Mezzaroma (ex patron del Siena) a Fabio Galante (ex Livorno); da Stefano Bettarini a Nicola Ventola. Tempi lunghi, ma nel frattempo la giustizia sportiva potrebbe scandagliare le carte: nuovi deferimenti sono più che probabili.
La Gazzetta dello Sport