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Quel «missile» può riportare in orbita capitan Hamsik

coppa italia napoli-udinese esultanza squadraUna vittoria di rigore, si potrebbe dire. Di rigore, perché ce la si poteva anche attendere se è vero che tutte le cosiddette teste di serie hanno passato questo ottavo di finale. Di rigore, perché ce ne sono voluti sette al Napoli di cui due nella partita vera e propria e cinque nella famosa lotteria, per aggiudicarsi il diritto di disputare il quarto di finale contro l’Inter.

Di rigore, perché il secondo fallo su Zapata era quasi invisibile e per fortuna che il buon Orsato venuto da Schio l’ha visto, perché altrimenti sarebbe stata davvero molto dura. Di rigore, come quello che Andujar ha parato al bravo Allan mettendo la ciliegina sulla torta di una bellissima partita disputata, e chissà se se lo aspettava, il portierone argentino, che sarebbe stata una serata da straordinari. Di rigore come quello stampato sulla traversa al quarto minuto da Mertens, folletto intermittente che con le sue contraddittorie prestazioni sta facendo aumentare a dismisura i sospiri di rimpianto per l’infortunio occorso a Lorenzo Insigne. Di rigore come i due, uno legittimo e uno ampiamente ombreggiato dai dubbi, procurati da Duvan Zapata, il miglior candidato a essere la sorpresa più bella di questa difficile annata del Napoli. Di rigore, come quello messo a segno da Gonzalo che di riffa o di raffa, pure quando è collocato a riposo dall’allenatore, riesce sempre a stampare la propria griffe sulla partita: e doveva essere ben pesante quel pallone da mettere alle spalle di Scuffet. Tanti rigori, belli e brutti, giusti e ingiusti. E in mezzo qualche perla, come il bel tiro del capitano slovacco, un missile che speriamo serva a riportare in orbita lo stesso Marek che anche ieri sera non era stato fin là all’altezza di se stesso. Qualche perla, come la solita meravigliosa mezza rovesciata del greco Kone il quale, qualsiasi maglia vesta, contro gli azzurri tira fuori colpi da lasciare a bocca spalancata. Si dovrebbe lanciare una raccolta di firme sotto la petizione a De Laurentiis per comprarlo, ‘sto ragazzo: non necessariamente per farlo giocare, per carità, ma almeno per avere la certezza di non vederlo più coordinarsi da fuori area per uno di questi colpi di kung fu coi quali ci stende ogni santa volta. Caleremo un velo pietoso sul fatto che, peraltro, in quel momento si era in undici contro dieci, e ciononostante nessuno si è sognato di andare amarcare l’unico calciatore in bianconero in grado di tirare da fuori; e caleremo lo stesso velo sul fatto che il suddetto Mariano Andujar aveva dovuto mettere qualche pezza su alcuni tiri più o meno indisturbati dei friulani. Lo caleremo volentieri, quel velo, perché soprattutto nel primo tempo il Napoli delle seconde linee non era dispiaciuto, sciorinando un buon possesso palla e facendo vedere belle azioni di prima. Fino a quando ha retto il talento a sprazzi di Mertens, fino a quando cel’ha fatta Strinic a spingere sulla fascia, fino a quando il sempre più eroico Gargano ce l’ha fatta a supplire all’immobilismo di Jorginho che è quasi ( e sottolineiamo quasi) riuscito a far rimpiangere David Lopez. Non pervenuto Gabbiadini, dal quale forse era lecito aspettarsi un po’ più di iniziative e qualche dimostrazione delle famose capacità balistiche, molto pubblicizzate e invocate. Ma ci può stare, direbbe il buon Rafa, tenuto conto che i meccanismi azzurri sono un po’ particolari e non sono facili da capire in pochi giorni; e che comunque Manolo è un tipo di calciatore molto diverso da Callejon, e piacerebbe vederlo dialogare con Gonzalo per capire di che panni vesta. Non mancherà occasione, come si usa dire. Lo rivedremo, abbiamo idea, spesso e volentieri soprattutto nella prossima stagione, quando il possibile ribaltone tecnico potrà facilmente avere effetti terremotanti sull’organico di lingua spagnola. Ultima, sommessa considerazione. La celebrata Roma è approdata ai quarti di finale attraverso un rigore ancora meno evidente, per usare un eufemismo, del secondo concesso ieri per la trattenuta alla maglia di Duvan; e nessuno potrà dire che il Napoli non abbia dominato la partita, con due legni colpiti e numerose occasioni per tirare in porta e un possesso palla quasi doppio agli avversari. Il che non toglie che se fossimo tifosi friulani recrimineremmo e parecchio, anche peraver giocato cinquantaminuti con l’uomo in meno contro una squadra che, pur giocando in casa, non ha avuto la forza di chiudere la partita. Vittoria giusta, insomma: ma con riserva. C’è parecchio da lavorare, si direbbe. Tanto per cambiare.

Il Mattino

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