STRANEZZE Tante, troppe: l’iniziale diffusione sui media delle intercettazioni; l’«estraneità» della Juventus dal comportamento dei suoi stessi dirigenti, come sentenziato dalla Casoria; gli undici mesi trascorsi prima che il Tribunale di appello liberasse la sentenza del rito abbreviato (in cui Giraudo è l’unico condannato); i tre diversi dispositivi dell’appello ordinario, in cui la condanna al risarcimento dei danni alle società che si sono costituite parti civili — Bologna e Brescia, rappresentate da Bruno Catalanotti, uno dei protagonisti di questo processo — prima c’è, poi scompare, infine riappare di nuovo; l’improvvisa sparizione dall’elenco degli assolti su cui pende il ricorso del procuratore generale della Corte d’appello di Napoli del nome dell’attuale designatore arbitrale Domenico Messina.
RISATE In questo quadro, potrebbe non essere una battuta l’unica frase concessa ieri ai cronisti in tribunale da Luciano Moggi: «Ho fiducia nella giustizia — ha sorriso l’ex d.g. della Juve, condannato a 2 anni e 4 mesi per associazione a delinquere —: il 23 marzo vi farò scrivere e vi farò ridere». Può darsi. Ma il procuratore generale Gabriele Mazzotta, quello che chiese e ottenne la conferma della condanna dei quattro agenti per l’omicidio di Federico Aldrovandi, venderà cara la pelle: «Il 23 farò un intervento molto corposo», ha annunciato agli avvocati.
La Gazzetta dello Sport